Non è importante aver governato bene o male, perché se non esiste un’alternativa migliore allora non c’è nemmeno da sprecare un ragionamento o da perdersi in inutili valutazioni. Non faremo nomi, non ci interessano, ma osserveremo alcuni segnali che chiariscono bene i meccanismi e le dinamiche in atto.
Per poter contrastare Carlo Salvemini occorrono idee migliori delle sue, un’organizzazione politica migliore della sua e una credibilità maggiore della sua. Si tratta di tre elementi che, al momento, non appartengono al patrimonio politico di quello che una volta si chiamava Centrodestra, almeno a Lecce. Il partito di punta della coalizione, quello guidato a livello nazionale dalla premier Giorgia Meloni, nel Salento e nel capoluogo è diviso in correnti che fanno capo ad esponenti politici di diversa estrazione e caratura e non ha fatto intravedere alcun cambio di passo sul piano programmatico e della leadership. Quello che una volta veniva chiamato rinnovamento è qualcosa che nel Centrodestra leccese semplicemente non esiste.
I dirigenti e i sotto dirigenti di Fratelli d’Italia, di Forza Italia e della Lega di nuovo non hanno nulla e pertanto è davvero difficile che possano mostrarsi interessanti ed attrattivi per gli elettori, sempre in cerca di qualche elemento di novità. Gli attori, sempre quelli, hanno recitato nel cinema muto in questi ultimi cinque anni, perché dovrebbero ad un tratto caratterizzarsi per estro vocale e talento debordante?
Ai programmi non lavora nessuno e chi è stato indicato per farlo non sembra offrire particolari garanzie su questo versante non trascurabile. Insomma, Carlo Salvemini pare davvero che non abbia rivali, non ci sono segnali avversi di commisurato spessore. Nessun uomo nuovo. Del resto il vecchio può solo partorire il vecchio.