‘Ore di attesa in piedi per una visita programmata. È questa la sanità pubblica?’, la denuncia a Leccenews24

Pubblichiamo la lettera di una nostra lettrice. Il tema è il solito, i disservizi nella sanità. Eppure basterebbe poco per migliorare la qualità della vita di pazienti e medici…

Buongiorno gentile redazione di Leccenews24. Sono una vostra affezionata lettrice e vorrei denunciare quanto mi è caduto ieri per far capire a tutti in che stato versa la nostra sanità in cui chi dovrebbe organizzare i servizi sembra che preferisca organizzare i disservizi.

Di sicuro la governance del sistema non conosce la realtà delle cose, come se non si recasse mai di persona nelle strutture che dovrebbe coordinare.

Veniamo al fatto. Purtroppo soffro di osteoporosi e mi era stata programmata una visita presso il reparto di ortopedia dell’ ospedale Vito Fazzi di Lecce ad un orario ben preciso. Quando mi sono presentata (e non sto qui a raccontare tutti i giri che da casa mia ho dovuto fare per raggiungere con un mezzo pubblico l’ospedale leccese) ho trovato una situazione incredibile. Altro che orari prefissati per garantire un normale tempo di attesa… Poiché non si poteva salire in Reparto, eravamo tutti stati dirottati in ‘Sala Gessi’ dove si assembravano più di 30 persone.

Insomma i tempi di attesa, ovviamente in piedi, per una persona che come me soffre di osteoporosi si sarebbero protratti per ore. Così mi sono permessa di rivolgermi al personale medico e infermieristico per chiedere se anche io, che dovevo solo fare una visita di presa in carico con l’assegnazione di un piano terapeutico, avrei dovuto fare la stessa fila di chi doveva togliere o mettere un gesso. Trenta persone prima di me significavano molte e molte ore di attesa che non potevo affrontare…

Il personale, gentilissimo ma provato da una mole di lavoro insostenibile, mi spiegava che quella era la procedura, una procedura di cui anche loro come i pazienti erano vittime.

Cioè, la procedura è questa: si ha una visita programmata ad una dato orario, ci si presenta a quell’ orario ma è del tutto inutile perché i criteri di gestione dei pazienti, spesso dirottati in sale che hanno poco a che fare con la loro specifica problematica (io, con l’osteoporosi, in sala gessi???), sono ben diversi. La realtà dell’ attesa non ha nulla a che fare con il racconto dell’ organizzazione degli appuntamenti. Una fiction insomma, dove la realtà forse si staglia sullo sfondo…ma la vita reale di un paziente è ben altra. Non potevo aspettare che smaltissero la fila prima di me e sono dovuta ritornare il giorno dopo, facendo una fila non da meno.

Una precisazione la voglio fare, però. Per altre visite mediche, purtroppo non me la passo bene con la salute, mi sono dovuta recare al vecchio Vito Fazzi, in Piazza Bottazzi dove c’è una dimensione molto più vivibile. Mi chiedo: non si potrebbero spostare alcuni servizi lì senza intasare il Dea e i suoi reparti? Una gestione più equilibrata non migliorerebbe la vita di noi pazienti e dei medici e degli infermieri che lavorano nelle strutture sanitarie? Non sono una manager dei servizi pubblici, ma anche un ragazzo capirebbe che decongestionare aiuta. Sarà servita a nulla questa mia denuncia? Chissà. Intanto grazie per avermi ascoltato.



In questo articolo: