Lo spettro della meningite al Vito Fazzi di Lecce. Muore leccese di 29 anni


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Dopo il focolaio scoppiato in Toscana lo scorso anno, torna lo spettro del meningococco. Teatro della vicenda è l’ospedale Vito Fazzi di Lecce dove in queste ore una giovane donna leccese di 29 anni è deceduta dopo il ricovero reso necessario dai sintomi manifestati dalla signora. La 29enne si è sentita male nel corso della notte, accusando febbre molto alta, conati di vomito. Da qui la chiamata al 118 e la corsa al “Vito Fazzi”.

Così come racconta Cesare Mazzotta dell’Associazione Salute Salento, al pronto soccorso i medici hanno disposto l’immediato ricovero nel reparto di Rianimazione. Ma qui la situazione è precipitata nel giro di poche ore e così alle 5 del mattino la donna è spirata, lasciando una bambina di 7 anni. 

Per tentare di fare luce sulla vicenda è stato convocato presso l’azienda ospedaliera il consulente infettivologo che ha lanciato un ipotesi poco rassicurante, ovvero «meningite fulminante». Un’ipotesi costruita in base alla giovane età della paziente e alle modalità che non le hanno lasciato scampo.

La salma è stata trasferita alla camera mortuaria a disposizione dell’autorità giudiziaria, mentre i batteriologi del laboratorio di microbiologia del Fazzi hanno già prelevato i campioni da esaminare, per poter risalire alle cause.
Una cosa appare certa: è escluso che il decesso possa essere legato al virus dell’influenza ormai circolante. "Lo escludo categoricamente perché sono ancora i primi sporadici casi  – spiega l’epidemiologa Maria Chironna, dell’Osservatorio epidemiologico regionale – E comunque l’influenza non presenta quel quadro clinico. Le complicanze riguardano l’insufficienza respiratoria e non una morte così fulminante".

Se venisse accertata l’azione violenta del “meningococco” scatterebbero, come da prassi, le profilassi dell’Ufficio Igiene della Asl.
"In attesa dei risultati del laboratorio  -fa sapere Alberto Fedele, responsabile del Servizio igiene e sicurezza pubblica di via Miglietta – stiamo già facendo un’indagine per essere pronti a fare qualsiasi intervento. Ma in queste circostanze non ci sono grandi cose da fare. Eventualmentele persone conviventi, che sono i  contatti più stretti con la paziente, dovranno fare una cura di antibiotici per due giorni".

Intanto i famigliari della donna si sono rivolti ai carabinieri per far luce su una morte che al momento appare ingiusta e misteriosa.