Made in carcere. Le esperienze di Lecce e Trani raccontate ai ragazzi


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La speranza è sempre l'ultima a morire, soprattutto quando si parla di voler ricominciare da capo. Partire da zero, dagli errori commessi. Riabilitarsi, ritrovare sé stessi. Perché per riacquisire stima da parte degli altri, bisogna anzitutto analizzare il proprio io. A volte però le parole non bastano. A volte, per recuperare quel gap tra la dignità andata persa – o meglio, che si crede di aver perso – e la volontà di gridare al mondo quanto sia bello ritornare alla quotidianità, c'è bisogno di qualcuno abile a farlo comprendere. Il lavoro nobilita. Nobilità dappertutto, ovunque lo si stia praticando. Perfino in carcere. Risiede anche in tali motivazioni il marchio "Made in Carcerefondato da Luciana delle Donneche stamattina ha incontrato i ragazzi  dell'associazione "Salviamo il bianco", raccontando l'esperienza quotidiana del lavoro da parte delle donne detenute nelle carceri di Lecce e Trani. "il lavoro in carcere: una 2a chance"; così era intitolato il dibattito avuto presso il Liceo Classico Calamo di Ostuni.

Luciana Delle Donne ha sottolineato quanto sia "necessario riportare la speranza nei luoghi della sofferenza e che, attraverso questa innovativa esperienza, possiamo dimostrare che fare del bene fa bene:se lavoriamo per un benessere comune e` molto più facile essere felici". Gli studenti, incuriositi e affascinati dal tema, hanno posto molte domande a Luciana Delle Donne, spinti dal "mistero" della vita e delle condizioni carcerarie. Presenti inoltre il Presidente dell'associazione "salviamo il bianco", Paolo Pecere ed i giovani Fabrizio Monopoli e Giuseppe Francioso i quali, tra le altre cose, hanno preannunciato l'istituzione di un premio/borsa di studio nei prossimi mesi, rivolto agli studenti delle scuole superiori di Ostuni, grazie ai fondi raccolti con la distribuzione del materiale di "Made in Carcere".

Il progetto "Made in Carcere" – Il marchio Made in Carcere nasce nel 2007 grazie all'idea di Luciana Delle Donne, fondatrice di Officina Creativa, una cooperativa sociale non a scopo di lucro. In sostanza, vengono prodotti dei manufatti definiti "diversa(mente)utili quali borse, accessori, originali e tutti colorati.  Sono prodotti "utili e futili", confezionati da donne finite ai margini della società. Manufatti che nascono dall'utilizzo di materiali e tessuti esclusivamente di scarto, provenienti da aziende italiane che credono molto nell'iniziativa e particolarmente sensibili alle tematiche sociali ed ambientali. A venti detenute viene offerto un percorso formativocon lo scopo di un definitivo reinserimento nella società lavorativa e civile. Non a caso, lo scopo principale del progetto "Made in Carcere" è diffondere la filosofia della "seconda opportunità. Una sorta di doppia vita, tanto per le stesse detenute quanto per i tessuti. Un messaggio di speranza, di concretezza e solidarietà, ma anche di libertà e rispetto per l'ambiente.