‘Maledetti democristiani’ non è solo la confessione fiume di uno dei protagonisti della I Repubblica ma la rivisitazione di una fase storica della vita democratica italiana che ha preso un corso diverso da quello che avrebbe potuto prendere.
Non ci gira intorno molto con le parole Saverio D’Amelio, tanti anni in Parlamento nelle file della Democrazia Cristiana, premiato anche con incarichi di governo ed attualmente Sindaco di Ferrandina, in Lucania.
Nell’ultima sua fatica editoriale prosegue il lavoro lasciato in sospeso nel 2004, quando con Laterza pubblicò ‘Fine della Democrazia Cristiana: suicidio o complotto?’. Lo raggiungiamo al telefono a Roma, dove vive con la famiglia, per scambiare qualche parola su un testo, il suo, che spesso viene citato nelle analisi politiche e politologiche sulla fine del sistema dei partiti storici in Italia.
Senatore, quali sono stati i meriti della Democrazia Cristiana?
Alla Dc, quella di De Gasperi per intenderci, si deve la stabilizzazione democratica del nostro Paese, l’alleanza duratura tra un popolo e lo Stato dopo la II Guerra Mondiale. Alla Democrazia Cristiana si devono la libertà, la pace sociale, il progresso, in una parola la democrazia.
Per quale motivo finisce la storia di quello che fu il primo partito in Italia per la seconda metà del Novecento?
Per la mancanza della stessa tensione ideale che aveva animato i fondatori del partito, De Gasperi in primis ma anche Fanfani e Moro. E poi per il correntismo e frazionismo che hanno animato tutta la storia della Dc soprattutto dal ‘70 al ‘90.
Cosa le ha dato il colpo di grazia?
Se si aspetta che io dica Mani Pulite, non lo dirò. Perché quell’inchiesta che io, come tantissimi Italiani, ho trovato assolutamente sbilanciata si è innestata su un partito malato, malatissimo. Ma sono convinto che la storia gloriosa della Dc si sarebbe potuta rigenerare e rilanciare se alla guida del partito nel ’93 non ci fosse stato Mino Martinazzoli che dimostrò di non avere molto coraggio e che si lascio mal consigliare da chi pensava di salvare la propria poltrona svoltando a sinistra e tenendosi lontano dagli attacchi giudiziari. Anche l’allora presidente Oscar Luigi Scalfaro ebbe le sue colpe, sciogliendo il parlamento nel 94’ senza rispettare pienamente, a mio avviso, i dettami costituzionali.
Chi è stato il più grande politico della Dc?
Dopo De Gasperi, certamente Aldo Moro uomo sensibile, preparato, equilibrato, intelligente. Moro aveva capito tutto con largo anticipo circa gli scenari della politica e della società italiane, ma il rapimento delle Brigate Rosse evitò che il Paese assecondasse una scelta di libertà consegnandosi alla paura. La storia dei giorni di prigionia non fu una bella pagina per la democrazia cristiana.
Quale la pagina più buia?
Sicuramente le elezioni del Presidente della Repubblica nel 1992, quando lo scontro tra Andreotti e Forlani significò uno strappo fortissimo per la storia del partito con l’elezione dell’allora presidente della Camera Oscar Luigi Scalfaro sotto l’ondata emotiva della strage di Capaci in cui morirono il giudice Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e tutti gli uomini della scorta. E Scalfaro sappiamo cosa fece per l’Italia e per la Dc.
Perché Maledetti Democristiani?
E’ un titolo provocatorio, dove a pronunciare la maledizione non sono gli altri, gli avversari, ma noi stessi perché non abbiamo saputo preservare un patrimonio di storia identitaria italiana, svendendolo con la chiusura del partito nel ’93.