
Potrebbe costare caro al commercialista e finanziere torinese Massimo Segre – e a chi ha diffuso il link – il video con cui l’uomo, al party della festa dedicata all’annuncio del suo matrimonio con Cristina Seymandi, collaboratrice dell’ex sindaca del capoluogo piemontese Chiara Appendino, ha disdetto davanti agli attoniti invitati le nozze accusando la compagna di tradimento con un noto avvocato del posto.
Il Garante per la privacy ci vuole veder chiaro per capire se ci sono gli estremi non tanto di una diffamazione a mezzo social quanto di una violazione della normativa attualmente in vigore sulla Privacy. Del resto la notizia ha avuto una eco incredibile: la donna, evidentemente imbarazzata nelle immagini che hanno circolato in maniera virale, aveva già dichiarato che ci avrebbe ragionato su per rispetto verso se stessa e verso i propri figli. Ma il Garante della Privacy l’ha anticipata. È corretto fare una dichiarazione di quel tipo a favore di telefonini in modalità rec sapendo che il video in cui accusava la sua compagna di tradimento avrebbe fatto il giro del web? Attenzione, nessuno accusa il finanziere di aver diffuso quel link e le indagini si concentreranno su chi l’ha fatto in prima persona, ma l’uomo non può tirarsi fuori dalla vicenda.
‘Non mi piace stare qui a fare la figura del cornuto, tuttavia io e Cristina non ci sposeremo. La lascio andare dal suo avvocato con cui mi ha tradito. Perché deve sposarmi se la sua felicità la raggiunge stando con quell’uomo?’. Un discorso lucido e freddo quello di Segre che aveva atteso il momento adatto per mettere in piazza una questione tutta personale. Una punta di sadismo in versione 2.0 che ha toccato la dignità della Seymandi. E che apre una discussione ormai datata: si può postare tutto ma proprio tutto ciò che si vuole sul web? O bisognerebbe arrestarsi sulla soglia della dignità delle persone? Il Garante farà le sue valutazioni, ma la coscienza di ciascuno di noi dovrebbe arrivarci prima.