Missione compiuta: ‘È bello con te’, giovani e seminaristi fianco a fianco per sette giorni


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Possibile – anzi, è quasi certo – che durante i giorni della scorsa settimana abbiate notato sui social network alcuni hashtag molto particolari: #missionegiovani2015 o #èbelloconte, giusto per citarne degli esempi. E, accompagnati ad essi, foto e selfie nei quali i protagonisti erano, appunto, giovani. Ragazzi impegnati in una specialissima missione. L’obiettivo? Semplice, un fruttuoso scambio di testimonianze – all’interno delle varie comunità della Diocesi leccese – tra parrocchiani e seminaristi provenienti dalle sede regionale “Pio XI” di Molfetta. In tanti, ospitati dalle famiglie, hanno sperimentato la gioia di incontrare gli studenti nelle scuole. O vivere speranze e problematiche delle rispettive realtà cui sono stati chiamati ad intervenire per lasciare dei messaggi. Racchiusi tutti in un’unica frase: “È bello con te”.

Ed ecco che la tematica principale della “Missione Giovani” – cominciata lo scorso Sabato 19 settembre – si concretizza negli sguardi delle numerose persone presenti ieri sera nella suggestiva cornice di Piazza Duomo, in occasione del concerto finale del gruppo “GEMIC1” (musicisti appartenenti ai "Geic – Giovani Emmanuel in Cammino", con un repertorio di canzoni vastissimo). Dal palco, l’arcivescovo metropolita di Lecce, Mons. Domenico Umberto D’Ambrosio, al pubblico non nasconde affatto la propria gioia legata all’iniziativa:« Non riescono a contenere la gioia di questo progetto che li trascina. E allora, in questi giorni i nostri giovani seminaristi hanno comunicato tutta la bellezza che si portano dentro. Vedendovi, sono certo che siano riusciti a coinvolgervi».  

«Al termine della scuola superiore vissi un momento di calo interiore», racconta Vincenzo, uno dei seminaristi impegnati nei sette giorni inseriti nel programma. «Infatti ai ragazzi delle scuole, ho spiegato che nella vita si può anche “toccare il fondo”, purtroppo. Poi, alcuni laici della mia parrocchia, degli “angeli” che ringrazio assieme ai sacerdoti, sono riusciti a farmi rivedere la luce. L’esperienza personale di missione in Brasile mi fa fatto comprendere – dice sempre Vincenzo – che probabilmente il Signore mi stava chiamando. Lì dove non c’è nulla, il cuore dell’uomo abitato dalla povertà, apparteneva solo a Dio. Non avevano molto da mangiare, ma gli occhi di alcuni brillavano di una luce particolare».  

Momenti di festa, dunque, ma anche preghiera e riflessione. Un appuntamento dedicato alla "Lectio divina" serale, confessioni in piazza Sant’Oronzo (tenutesi Venerdì nella cosiddetta “Notte di Luce”) e legami d’amicizia stretti in poco tempo. Perché conta la qualità, più che la quantità. «Voglio lanciare un messaggio a giovani – prosegue il vescovo – visto che con loro il dialogo è continuo. Facile intendersi, perché esiste un rapporto bello. Noi raccontiamo loro la vita, con tanto di gioie e dolori. Le fatiche, le delusioni e gli scoraggiamenti». «Ma anche la vivacità che può suscitare l’incontro con un’altra persona. Voi – conclude – nell’ultima settimana siete stati fortunati destinatari».