L’Italia letteraria piange la morte dello scrittore Luca Goldoni che si è spento all’ età di 95 anni. Cresciuto a pane e giornalismo, lo scrittore parmigiano ha conosciuto gli onori della ribalta del grande pubblico tra la fine degli anni ’70 e la metà degli anni ’80. I suoi ‘Cioè‘ (1977) e ‘Se torno a nascere‘ (1981) furono autenti casi editoriali in grado di vendere milioni di copie.
Con una intelligente ironia, Goldoni costrinse gli Italiani a mettersi davanti allo specchio con una narrazione proverbiale sui costumi del Belpaese, quel Belpaese che dopo gli anni dell’ impegno sociale e civile iniziava a preparare il decennio del disimpegno e dell’ ‘Italia da bere‘ (ci si consenta l’estensione della formula milanese).
Alla finestra davanti ai giorni che passano, Goldoni appuntava tutte le contraddizioni della nuova società, cosa facile per chi era uscito dagli anni della Guerra e della fame, della ricostruzione e della grinta civica. Si stupiva della italica mollezza, Goldoni. E si divertiva a descriverla nello sfuggente scontro generazionale che in famiglia si respirava con padri e figli che quasi parlavano lingue diverse davanti a mamme costrette a fare da collante e trait d’union tra ciò che era stato e ciò che ancora non c’era ma stava per arrivare.
Goldoni ci ha accompagnati nella nuova era con il sorriso leggero e a volte amaro di chi ha tra le mani l’arte della penna che non può cambiare l’ineluttabile destino ma può aiutarci a capire la direzione della nostra marcia.