“A tutti il diritto di credere in qualcosa”. In Salento Mtanios Haddad, archimandrita della Chiesa cattolica greco-melchita


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Mtanios Haddad, siriano, archimandrita della Chiesa cattolica greco-melchita, rettore della Basilica di Santa Maria in Cosmedin a Roma è in giro per il Salento, fra Lecce, Maglie e Gallipoli ove ha incontrato studenti e cittadini, accompagnato dall’on. Alfredo Mantovano che dal 2015 è presidente della Sezione italiana della Fondazione di diritto pontificio Aiuto alla Chiesa che soffre.

Si è discusso e riflettuto sui tanti i Paesi che perseguitano i cristiani nel mondo, dalla Corea del Nord all’Egitto, dalla Cina all’Arabia Saudita, dal Pakistan alla Nigeria. Diciamo, anzi, che su 100 persone perseguitate a causa della propria fede religiosa 80 sono cristiani. Ma Haddad nel suo viaggio non parla solo di questo.

“Tutti credono in qualcosa, anche gli atei. Dobbiamo fare qualcosa per rilanciare una speranza di dialogo fra le religioni, ora che la guerra in Libia sembra stia terminando”.

Nei suoi incontri non parla solo di religione , ma più in generale di quanto potrebbero fare l’Europa e l’Occidente per normalizzare il Medio Oriente. Lo avviciniamo:

Come la possiamo chiamare? Monsignor Mtanios, va bene?
Monsignore non mi piace. Mtanios va bene, corrisponde al vostro Antonio.

Quali sono i rapporti fra la Chiesa cristiana e il governo siriano di Assad?
Erano pacifici. Giovanni Paolo II fu ricevuto con grande rispetto da Assad. Fino al 2011 in Siria vi è stata sempre pacifica convivenza fra tutte le fedi religiose.Poi c’è stato, a mio parere, un preciso piano politico per destabilizzare tutta l’area, con l’invenzione della cosiddetta Primavera araba.

Gli Stati Uniti non sono   forse intervenuti per combattere l’Isis?
Quando gli Stati Uniti non hanno avuto più da combattere Bin Laden hanno finito a mio parere con il buttare solo benzina sul fuoco…

E l’Europa?
L’Europa ha fatto davvero poco. L’embargo ha fatto solo male alla povera gente e il fatto che dall’inizio della guerra si siano chiuse le ambasciate ha favorito la cattiva informazione e la conflittualità nella regione siriana.

Un modello da seguire?
Benedetto XVI che già nel  2011 rivolgeva accorati appelli per cessare la vendita di armi, per  ristabilire quanto prima la pacifica convivenza sia in Libia che in Siria e in tutto il Medio Oriente, nel rispetto della dignità di tutte quelle popolazione a beneficio della stabilità regionale.

A cura di FAUSTO MELISSANO