Aveva lasciato temporaneamente la propria autovettura in sosta in una delle Zone Traffico Limitato di Lecce esponendo il proprio contrassegno intestato allo stesso in quanto, peraltro, proprietario della macchina, ma dopo qualche giorno si era visto notificare una verbale per “sosta in area interdetta alla circolazione” d’importo pari a 85 euro oltre a 16,20 euro per spese accessorie, al quale aveva proposto autonomamente un primo ricorso amministrativo al Prefetto di Lecce.
È questa la denuncia che arriva da parte di un disabile leccese che, al netto delle ragioni addotte e la specifica indicazione della titolarità del pass e della relativa esposizione sul parabrezza, l’autorità amministrativa aveva rigettato l’opposizione ingiungendo il pagamento del doppio pari a 170 euro oltre a 16,20 euro per spese.
Il cittadino, così, aveva deciso di proporre ricorso contro quello che aveva ritenuto l’ennesimo atto amministrativo ingiusto e illegittimo innanzi al Giudice di Pace di Lecce, ma “un magistrato onorario –scrive lo Sportello dei Diritti – non ha voluto prendere in considerazione i rilievi effettuati ed in particolare la carenza di motivazione dell’ordinanza impugnata che non aveva esaminato la situazione fattuale ed in particolare la circostanza che il ricorrente fosse non solo titolare del contrassegno disabili, ma anche proprietario dell’autovettura sanzionata, tanto che anche questa opposizione veniva rigettata”.
L’intervento dello Sportello dei Diritti
“Proprio nei giorni scorsi – rileva Giovanni D’Agata, presidente dello Sportello dei Diritti – abbiamo appreso di questa triste vicenda e seppur essendo ancora nei termini per proporre appello che è in corso di valutazione da parte dei nostri consulenti, non possiamo non esprimere rammarico per quanto accaduto, perché con questi precedenti – che devono essere portati all’attenzione dell’opinione pubblica e anche dell’autorità amministrativa e giurisdizionale che in tali casi, dovrebbero prestare particolare attenzione, per non dire sensibilità – si continuano a mortificare i diritti dei portatori di handicap e renderne ancor più difficile l’esistenza quotidiana”, conclude D’Agata.