C’è voluta meno di una notte per ‘distruggere’ il muretto a secco di una masseria di San Basilio che ha resistito per millenni. Quelle pietre che hanno custodito nei secoli i segreti delle campagne di San Foca sono state utilizzate per costruire delle barricate e impedire ai mezzi della multinazionale svizzera di raggiungere il cantiere Tap, dove in questi giorni è andata in scena la protesta pacifica dei manifestanti che si sono opposti allo spostamento degli ulivi.
Quello sfregio doloroso ha provocato l’ira di Antonio Nahi, comandante della polizia municipale di Melendugno che “amareggiato e profondamente ferito” ha lanciato un appello sulla sua seguitissima pagina facebook ai ‘compaesani’ e ai salentini che hanno a cuore la causa NoTap invitandoli ad indignarsi contro chi “ha dissacrato il Territorio e martoriato la culla dei nostri avi”. Un appello che non è rimasto inascoltato.
«La distruzione del muro di cinta della masseria di San Basilio ci addolora e rappresenta la perdita di una parte del simbolo di questa battaglia» ha scritto sui social network Gianluca Maggiore, a capo del comitato che da sempre si oppone alla realizzazione dell’opera «Chi è responsabile di quell'atto non combatte contro la TAP, non combatte per il rispetto della nostra storia, della nostra terra, delle nostre genti. Chi ha distrutto quel muro è come TAP, il comitato è stato sempre lontano da questi atti di inciviltà».
Per questo, il Comitato NoTap con il prezioso aiuto dei maestri d’ascia del luogo, si farà carico della ricostruzione del muretto a secco millenario abbattuto nella bellissima località di Melendugno. Questa mattina Maggiore, insieme al sindaco del comune salentino Marco Potì e al Capo dei Vigili Urbani Antonio Nahi, ha effettuato un sopralluogo nell’area.
Intanto, dopo l’inaspettata sentenza del Tar del Lazio che ha sospeso l’espianto degli ulivi fino al 19 aprile, i manifestanti davanti al cantiere sono circa una ventina. Si discute in queste ore sulla linea da tenere nei prossimi giorni che potrebbe portare anche alla chiusura temporanea del presidio che il comitato aveva allestito lo scorso 20 marzo. «Sino al 19 Aprile saremo liberi dalla paura degli espianti – conclude Maggiore – ma continueremo pacificamente ad ostacolare quest'opera, con ragione tecniche, politiche e di cuore. #sempreNOTAP»