«Di cose da dire e da fare ce ne sono, e tante, ma serve il modo di dirle e di farle». È racchiusa in queste parole la “mission” del comitato spontaneo di cittadini nato da un’idea di Paola Bruno, Mauro Della Valle, Tonia Erriquez ed Alfredo Prete con l’intento di ascoltare e far conoscere quelle voci che intendono rompere un clima di silenzi e di disimpegno civile.
«La voce di Lecce» questo il nome scelto. Perché per restituire ai cittadini la voglia di contribuire alla costruzione di una città che possa essere percepita e vissuta come un “bene comune” o un “bene di tutti” è importante che i pensieri e le idee possano diventare voci. E le voci, condivise, spesso diventano atti di coraggio. «Sono i cittadini che non amano il pensiero unico (tipo “si fa così e basta” o “come dico io”), ma preferiscono il dialogo, la condivisione, la collaborazione, il gioco di squadra» si legge nel comunicato di presentazione dell’iniziativa. Oggi più che mai serve un cambio di passo.
«L’emergenza sanitaria – scrivono – ha senz’altro aggravato la separazione tra cittadini e rappresentanti istituzionali. Questi ultimi hanno trovato comodo e forse conveniente arroccarsi nel Palazzo sino a costruire un modello di gestione della cosa pubblica basato sul criterio del distanziamento, se sociale o asociale fa poca differenza. L’isolamento del Potere ha finito col generare una vera e propria emergenza democratica che si è materializzata con la chiusura degli spazi di confronto da parte di chi, dopo aver incassato il consenso, ha finito col negare ai cittadini il diritto di parola».
Allora, se nessuno è stato messo nelle condizioni di dire la sua e di essere ascoltato, parlerà la Voce di Lecce, uno spazio aperto di aggregazione che vuole svolgere un compito importante e delicato, quello dell’amplificatore sociale, “perché di cose da dire e da fare ce ne sono, e tante, ma serve il modo di dirle e di farle”. E si dirà e si farà, con forza, vicinanza e credibilità. Se manca qualcosa è solo perché siamo all’inizio».