“Non è previsto dall’ordinamento”. Ad Alessano rimosso lo striscione per Giulio Regeni

La rimozione dello striscione pro Giulio Regeni tra i primi atti del neo- insediato Osvaldo Stendardo. La sindaca uscente Francesca Torsello chiede spiegazioni. Il rammarico di Amnesty International: “Le amministrazioni chiedano verità per Giulio”.

alessano giulio regeni

Via dalla facciata comunale di Alessano il tradizionale striscione di Amnesty International che chiede Verità e giustizia per Giulio Regeni, il ricercatore friulano torturato e ucciso in Egitto nel 2016. Lo ha deciso il neo-insediato Osvaldo Stendardo, eletto primo cittadino nella tornata del 3 e 4 ottobre ai danni della sindaca uscente Francesca Torsello.

È proprio Torsello, oggi consigliere d’opposizione, a richiedere formalmente spiegazioni per un atto che definisce incomprensibile. Tanto più – osserva l’ex primo cittadino nel richiedere l’immediato ripristino – se si considera che lo striscione è stato apposto dalla precedente amministrazione su richiesta di un comitato di cittadini. A stretto giro la risposta di Stendardo, che imputa al rispetto delle disposizioni di legge quello che a tutti gli effetti è tra i provvedimenti inaugurali del nuovo corso del comune di Alessano.

“Detta rimozione – spiega il primo cittadino -non intende affermare la lontananza di questa amministrazione dalla ‘battaglia per ottenere giustizia in merito alla brutale vicenda’ (così come invece una sua esposizione non significa maggiore sensibilità e vicinanza). Il rispetto per la solidarietà per il ragazzo e la famiglia dovrebbero essere scontati e insiti in ogni cittadino, al di là dell’appartenenza politica. Tutti ci auguriamo che le responsabilità emergano in maniera chiara e decisa. Appare superfluo rimarcare, come lei sa, che la facciata della sede comunale può accogliere solo stemmi e simboli espressamente e tassativamente previsti dal nostro ordinamento”.

Spiegazioni che però non placano le polemiche. L’affondo arriva dalla sezione locale di Amnesty International, da anni in prima linea per chiedere che emerga tutta la verità sul caso Regeni. “Apprendiamo con estremo rammarico della rimozione dello striscione in memoria di Giulio Regeni dalla facciata del Palazzo Comunale del Comune di Alessano”, esordisce il comitato. “Ciò che maggiormente ci sorprende negativamente è la giustificazione avanzata dal sindaco di Alessano, per il quale ‘l’esposizione dello striscione non significa maggiore sensibilità e vicinanza alla battaglia’ per ottenere giustizia in merito alla brutale vicenda. Dal 2016 ad oggi sono state molte le amministrazioni comunali che, attraverso l’esposizione di uno striscione sulle facciate dei palazzi comunali, hanno espresso solidarietà e vicinanza alla causa del dottorando italiano torturato e ucciso in Egitto mentre svolgeva il suo lavoro di ricerca.  Dal 2020 le amministrazioni comunali in tutta Italia hanno affiancato, sempre sulle facciate dei palazzi comunali, al volto di Giulio Regeni, quello dello studente bolognese Patrick Zaki. In questo contesto, ‘il rispetto e la solidarietà per il ragazzo e la famiglia [anche quando] scontati e insiti in ogni cittadino’, sono importanti e necessari ma non bastevoli. Ciò di cui c’è davvero bisogno è che cittadini e cittadine, associazioni, comitati e, non da ultimo, amministrazioni comunali, prendano ed esprimano pubbliche e chiare posizioni di condanna del comportamento del governo egiziano, chiedendo l’immediata scarcerazione di Patrick Zaki e che venga fatta verità e giustizia per Giulio Regeni. Se l’esposizione di uno striscione ‘non significa maggiore sensibilità e vicinanza’, l’organizzazione di eventi di sensibilizzazione sulla situazione dei diritti umani in Egitto ne rappresenta un chiaro e ineludibile segnale. In virtù di ciò e in vista della prossima udienza di Patrick Zaki – conclude Amnesty international Lecce –  ci rendiamo disponibili a prendere parte a qualsiasi evento l’amministrazione del Comune di Alessano intenda organizzare per riflettere sulla violazione dei diritti umani in Egitto.

Intanto nelle scorse ore il processo per Giulio Regeni ha subito una battuta d’arresto. Per la corte d’assise di Roma non c’è la prova dell’effettiva conoscenza del processo da parte dei quattro agenti egiziani. A causa del difetto di notifica, il processo torna dunque all’udienza preliminare dove si dovrà dimostrare che gli imputati siano a conoscenza del processo a loro carico.



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