La cronaca ci racconta di ospedali del Nord al collasso, di grande preoccupazione da parte di quelle regioni (come la Puglia) che già sanno che davanti alla crisi non ce la possono fare se dovessero aumentare in maniera incontrollabile i contagi da coronavirus..
La cronaca ci racconta di città il cui traffico e la cui movida sono diventate un ricordo, di hashtag e flashmob che invitano a riflettere, a darsi coraggio, a sperare.
Eppure la vita è più forte di tutto e va avanti, in un tandem misterioso tra luce e oscurità che i poeti di tutti i tempi hanno sempre cantato. Ce lo dicono le foto dei neonati che, ignari di essere entrati in un mondo che non è più uguale a quello in cui sono stati concepiti, spalancano gli occhi, piangono per la fame e stringono i piccoli pugni.
E se il piccolo non ha ancora visto la luce, se è ancora nella pancia della sua mamma? Tanta ansia nel cuore di quella donna. Sì, perché, oggi insieme alle normali preoccupazioni legate al parto, ce ne è una in più.
“Tra qualche giorno dovrò iniziare a fare i tracciati, andare su è giù da un ospedale – ci racconta Simona una mamma salentina -. Sarò costretta a lasciare il mio primo figlio a casa, invece di portarlo con me e la cosa non immaginate quanto mi dia fastidio”. Fare ingresso ogni giorno in un presidio sanitario che vive l’emergenza non è cosa semplice tra la paura di venire a contatto con tanta gente e personale medico e paramedico certamente in difficoltà.
“Dovrò partorire, ahimé, da sola poiché il medico mi dice che forse non entrerà nemmeno mio marito in reparto! Ma sto provando comunque a dire a mio figlio che andrà tutto bene”.
Una donna ha coraggio da vendere, si sa, ma oggi c’è una prova in più da superare per Simona e per tante mamme e future mamme come lei. Il pianto del proprio bambino sarà certo una consolazione, ma rischiare di non poter avere il conforto e l’assistenza sperati di una madre o di un compagno, non rende il tutto più semplice, anzi. Eppure la vita spinge e abbatte ogni muro. E stai tranquilla, Simona, medici e infermieri – anche quelli che sembrano meno simpatici – saranno in quel momento tuoi amici, mentre a casa la tua famiglia vi aspetterà. #andràtuttobene