Non sarà certo la morte a cancellare il legame, forte e indissolubile, tra Nadia Toffa e Taranto. La Iena aveva ‘prestato’ spesso il suo nome e il suo volto alla città, indossando i panni di guerriera contro l’Ilva, per difendere soprattutto i residenti del quartiere Tamburi, il più esposto alle emissioni. Ma la battaglia contro il siderurgico non è stata l’unica. La conduttrice aveva sposato e promosso la raccolta fondi «Ie jesche pacce pe te», per il reparto di Onco-ematologia Pediatrica dell’ospedale SS. Annunziata. Per questo, su Change.org è stata lanciata una petizione per intitolare alla bresciana, scomparsa il 13 agosto, il reparto che lei aveva cercato di aiutare.
«Intitolarle il reparto di onco-ematologia pediatrica di Taranto è un gesto che ha un grande valore simbolico. Nadia ha cercato di proteggere questi bambini quando era in vita, ci piace pensare che oggi possa continuare a farlo in un modo diverso, anche se non è più con noi» hanno spiegato i sostenitori della petizione Alessandra Marotta e Tiziano De Pirro. L’intento è quello di far arrivare un messaggio forte e chiaro al governatore Michele Emiliano, alla Asl di Taranto e al consigliere regionale Renato Perrini che ha sempre accolto Nadia durante le sue visite a Taranto.
La petizione
Sono circa 50 mila le firme raccolte sulla piattaforma online in meno di una settimana, ma è un numero destinato a crescere, ora dopo ora. Nel testo della petizione si legge:
«La conduttrice de “Le Iene”, Nadia Toffa è scomparsa il 13 agosto 2019 a causa di un tumore. Era cittadina onoraria di Taranto, su delibera del Consiglio comunale della città ionica. Questo il riconoscimento che le era stato dato per le sue battaglie in difesa della salute dei tarantini, e dei bambini in particolare modo, salute costantemente minacciata dall’inquinamento del polo siderurgico. Grazie a Nadia Toffa, Taranto ha un reparto Oncoematologico Pediatrico. Credo che sia giusto dare a questo reparto il suo nome, per ringraziarla l’impegno e la speranza che ha regalato ai genitori e bimbi di Taranto poco fortunati».