È una vera e propria “rivoluzione” quella chiamata a realizzarsi dalla Asl di Lecce nei prossimi mesi. Una profonda trasformazione dei servizi sul territorio che riguarderà tutti gli operatori sanitari, compresi i medici di famiglia e i pediatri. A tal proposito Il direttore generale, Silvana Melli, stamattina ha convocato con urgenza i direttori dei dieci Distretti socio-sanitari, i direttori degli ospedali e i dirigenti delle strutture in prima linea. L’occasione? Il ministero ha rilevato 108 tipologie di ricoveri ad alto rischio di in appropriatezza che dovranno essere trasformate in prestazioni ambulatoriali complesse o in Day Service, evitando di congestionare gli ospedali a più alta complessità organizzativa. Fra gli “attori” chiamati a razionalizzare i percorsi diagnostici e terapeutici, soprattutto i Distretti, gli ospedali e i Poliambulatori.
All’evento formativo – comunica l’Associazione “Salute Salento” – era presente Giuliano Mariotti, uno dei massimi esperti di Agenas in riferimento alle priorità nelle liste d’attesa e organizzazione dei servizi, il quale ha messo a disposizione la sua esperienza maturata nella provincia di Trento. L’esperto del ministero aiuterà, infatti, a mettere a punto le normative per migliorare la qualità dei servizi, anche in presenza di poche risorse, elevandone la qualità e la razionalizzazione. «L’incontro di oggi – ha spiegato Silvana Melli a Salute Salento – è una carrellata di normative alla base degli obiettivi del Patto per la Salute. Il confronto tiene conto del decreto sul Riordino ospedaliero alla luce della legge di stabilità». Interventi che calati nella nostra Asl si traducono, aggiunge Melli, «in più pacchetti di prestazioni, più Day service. I Distretti avranno importanza nella presa in carico delle malattie croniche e istituiranno molti più Day service medici e anche chirurgici».
Sono le nuove norme secondo cui gli ospedali, soprattutto quelli di base, dovranno istituire molti Day service chirurgici – anche magari di più elevata complessità – e dovranno poi essere presi in carico i pazienti non solo di malattie croniche, bensì quelli con situazioni di estrema fragilità. «Infatti nel Patto della Salute – spiega la manager Asl – si parla di prendere in carico soggetti in coma vegetativo, soprattutto se non hanno supporto familiare. Dobbiamo realizzare l’integrazione ospedale- territorio, in modo da farne dei vasi comunicanti. Non più barriere, ma operatività sul percorso della persona».
Con quali risorse?«Le risorse non sono un problema – ribatte Melli – Il vero problema è imparare a lavorare insieme». I sindacanti non si opporranno:«Perché si sono resi conto della precarietà del settore pubblico se si continua a lavorare in questa situazione. Oggi – conclude – abbiamo il confronto con l’ospedale “Cardinale Panico” di Tricase; una struttura privata accreditata che deve rispettare il Patto per la Salute nel 2016 e che si è già dovuta riorganizzare per rispondere ai canoni».