‘Preghiere e Proteste’, il sindacato scrive a Poste Italiane: «Postini precari sfruttati e minacciati»


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«A proposito degli ultimi e degli sfruttati…In Poste Italiane ci sono i lavoratori a tempo determinato per fare i portalettere: giovani laureati, a volte plurilaureati, alla ricerca di un posto di lavoro. Giovani assunti per tre/quattro mesi, con la speranza di avere la proroga del contratto e che accettano qualsiasi disposizione, imposizione. L’orario di lavoro di 7,12 ore o di 6 ore viene quotidianamente ignorato e superato. Le prestazioni oltre l’orario d’obbligo (straordinario), eseguite quasi quotidianamente, molto spesso non vengono retribuite, sono affidate al buon cuore del responsabile della struttura. Nessun affiancamento, nessun aiuto che possa facilitare il loro lavoro. I motomezzi, spesso inefficienti, mettono in pericolo la loro incolumità fisica».

È un’accusa dura, durissima quella di Otello Petruzzi, segretario provinciale della Failp Cisal di Lecce. Un’accusa lanciata a mezzo di un comunicato stampa non solo e non tanto a Poste Italiane quanto al sistema, al mondo del lavoro che precarizza i giovani senza valorizzarli, che non tiene conto dei loro talenti e delle loro inclinazioni e che spesso chiede di più di ciò che sarebbe giusto e legittimo chiedere.

Un sistema che a detta di Petruzzi non trova come censore nemmeno il sindacato: «Anche il Sindacato, quel Sindacato sempre pronto, efficiente, lesto nel prendere la delega, è colpevolmente silente, assente nella tutela dei diritti del giovane, che sopporta stoicamente ogni sopruso, ogni abuso. Tutto è coperto da un silenzio tombale, sino a quando non succede qualcosa di grave. Allora viene fuori il vecchio adagio ‘tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino’».

Il riferimento di Petruzzi è al grave incidente sulla Martano-Otranto che ha visto coinvolto un giovane postino al rientro a casa dopo una dura giornata di lavoro. Tragica casualità? Cieco destino? Oppure come lasciano intendere dai vertici della Failp Cisal di Lecce probabile conseguenza della stanchezza dopo una dura giornata di lavoro?

«L’altro ieri, un giovane, assunto a tempo determinato, dopo una prestazione lavorativa di nove ore, rientrando a casa, ha subito un gravissimo infortunio. La sua vita è affidata alle mani dei sanitari e del Signore. Da parte nostra, essendo credenti, confidiamo sì nella professionalità dei medici, ma ci rivolgiamo e preghiamo con tutto il cuore il Signore affinché conceda a quel giovane di continuare a vivere, in piena salute. Nel contempo, protestiamo con tutte le nostre forze. Rivendichiamo il rispetto dei diritti e della dignità di tutti i giovani assunti a tempo determinato e di tutti i lavoratori. Chi schiavizza, chi umilia, chi nega i diritti a quei giovani, li guardi negli occhi, potrà vedere un suo figlio, un suo fratello, un suo nipote, un suo parente, un suo amico. Si renderà conto quanto è pesante, ingiusto, doloroso ogni abuso commesso a loro danno».

Parole forti, fortissime, che certamente riceveranno riscontro e replica da Poste Italiane e che porteranno nuovamente al centro del dibattito la gestione dei precari.