Chi avrebbe mai pensato che un giorno lo storico Cin Cin bar sarebbe scomparso? In pochi, forse nessuno. Eppure è ciò che è realmente successo.
Di certo, è stato un fulmine a ciel sereno. Chiunque si aggiri nel cuore del centro storico, a pochi passi da Piazza Sant’Oronzo proverà un senso di vuoto vedendo quel bar frequentato da tante generazioni di leccesi chiuso. Non per ferie, né per un restyling a cui tante attività si concedono per vincere la sfida della competizione, in una città sempre più turistica.
Chiuso. Serrande abbassate forse per sempre. L’ultimo giorno di lavoro è stato domenica 29 settembre, quando il bar ha preparato l’ultimo caffè.
Non era una sfida facile per i gestori, subentrati alla famiglia Capilungo (storici proprietari e fornitori della pasticceria anche nella nuova gestione). Gianfranco e Gigi hanno portato avanti la storica attività per ben 8 anni, prima di dover chiudere definitivamente. Le loro parole non lasciano spazio a polemiche anche se è innegabile che qualcosa non abbia funzionato nei rapporti con l’Amministrazione e la burocrazia in generale.
Nella nuova gestione, i dipendenti – tra pasticceri, baristi e i cosiddetti ‘runner’ – erano oltre 10. Ora torneranno a casa.
Questo colpo di scena porterà via sicuramente un pezzo di storia molto importante riguardante la storia della città di Lecce.
E scoppia la polemica
Una serranda chiusa che non è passata inosservata. Anche ad Andrea Guido, vicepresidente del consiglio comunale di Lecce che ha lanciato parole di fuoco contro l’amministrazione comunale, rea a suo dire di non aver ‘aiutato’ i proprietari. Senza mezzi termini, il consigliere di opposizione accusa la giunta Salvemini di non aver concesso l’uso dei portici, per i ‘classici’ tavolini sistemati all’esterno e tanto cari ai turisti di passaggio, riscaldati d’inverno dalle stufe a gas.
“Gianfranco e Gigi sono sempre stati degli imprenditori lungimiranti e negli anni hanno collezionato invidiabili successi imprenditoriali in tutto il Salento. Qui a Lecce gettano la spugna per colpa di un’Amministrazione Comunale che, secondo loro, è stata miope, sorda e completamente incapace di provare empatia nei confronti degli operatori commerciali, ignorando o negando ogni loro istanza e ogni esigenza, anche quando risultano di vitale importanza per la sopravvivenza delle stesse attività. Sarà un caso, ma questo atteggiamento parrebbe essere ancora più esasperato nei confronti di coloro che non hanno mai sostenuto la loro parte politica”.
Ma c’è di più. Per Guido è davvero strano che un assessore comunale, anche lui titolare di un locale possa aver avuto in Piazzetta Santa Chiara un trattamento diverso.

“Non si può non notare che il Comune, guarda caso, da un lato, permette a qualcuno dei componenti della Giunta di occupare un’intera piazza storica riducendola a servizio della propria attività di somministrazione e, dall’altro, ad una distanza di neanche 100 metri, vieta un semplice riparo dal freddo invernale ad uno dei caffè più longevi della città e che, fino ad oggi, è stato uno dei locali più belli e rinomati di tutta la piazza. Tutto ciò senza alcuna remora per i 16 dipendenti lasciati a casa” si legge nella nota a firma di Guido.
“Si chiude tutto: le strade, le piazze, i locali, i mercatini e i pub. Si vieta ogni iniziativa o si rende tutto complicato e costoso. La desertificazione del centro, a mio parere, appare sempre più un obiettivo di mandato” conclude il consigliere.
