Un repertorio lessicale da buttare a mare. Con il ‘politically correct’ parlare come si mangia è diventato un pericolo


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Chi è cresciuto come noi con la cinematografia anni 70 deve stare attento, se prima c’era la censura per il nudo, oggi c’è la censura per le parole. Gran parte del lessico casereccio e goliardico ormai è un problema, a volte un problema politico.

I film di Lino Banfi e Alvaro Vitali non solo non potrebbero essere più realizzati, ma non vengono più nemmeno programmati dalle tv nazionali. Il politicamente corretto ci ha costretti a badare bene a cosa dire e a cosa scrivere. Le battute, i doppi sensi, gli scherzi a buon mercato non sono più ammessi. Le parolacce si possono dire certo, ma non alcune parole, specie quelle che possono ledere la dignità o la rispettabilità, ma soprattutto quelle che possono urtare la sensibilità, un prisma di sensibilità, ognuna delle quali con una soglia più o meno bassa di attivazione.

Oggi fare un commento audace ti espone a rimostranze se non addirittura alla pubblica gogna, meglio stare attenti, meglio evitare.

Mai come oggi il silenzio è d’oro. Chi parla e chi scrive è il primo indiziato. Chi non proferisce sillaba, o non sa cosa dire, vivrà certamente meglio.