Inserito nel Contratto istituzionale di sviluppo (Cis), il Progetto del Polo Pediatrico del Salento sta per diventare realtà. Un sogno per tutti i piccoli pazienti e le loro famiglie che fino ad ora sono stati costretti a viaggi della speranza per ottenere cure specialistiche. Ed è un sogno che diventa realtà anche per Tria Corda, l’associazione nata per aiutare bambini malati.
“Il bisogno di salute dei bambini e degli adolescenti richiede oggi risposte di livello elevato ed adeguato alle conoscenze”, commenta Michele Gangemi, Presidente Comitato Scientifico dell’Associazione Tria Corda onlus Lecce.
L’obiettivo del progetto, infatti, è proprio quello di garantire delle cure a misura di bambino e di andare incontro alle famiglie. Garantendo l’erogazione all’interno della Regione delle cure necessarie, l’effetto sarà positivo per limitare la migrazione di bambini malati e delle loro famiglie, in cerca delle strutture specialistiche adeguate altrove.
“In questa ottica di progressiva valorizzazione del concetto di ‘area pediatrica intra ed extraospedaliera’ per il nostro territorio salentino” – continua il presidente di Tria Corda – “sostengo e confermo la ormai improcrastinabile necessità di realizzare il ‘Polo Pediatrico del Salento’ e, in un’ottica di trasversalità, la difesa delle strutture dedicate all’area pediatrica già esistenti sul territorio regionale e nazionale”.
Tassello fondamentale del progetto proposto, poi, è l’azione dei volontari: soprattutto nel settore della pediatria, è fondamentale la collaborazione tra sanitari, bambini e famiglie nel percorso diagnostico-terapeutico.
“Il Polo Pediatrico salentino deve essere uno degli interventi da finanziare con il Contratto Integrato di Sviluppo e di questa proposta ringraziamo il Comune di Lecce e la Regione, da sempre sostenitori del progetto”, conclude Michele Gangemi. “Per realizzare tutto questo, il grande sogno di Carlo Corchia, illustre medico salentino innamorato della sua professione e della sua terra, deve scendere in campo una intera squadra, volontari, malati, famiglie ma soprattutto la società civile tutta”.