“Osare la Pace”, in preghiera sulla tomba di don Tonino Bello


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Mercoledì 10 settembre alle 20 sulla tomba di don Tonino, nel cimitero di Alessano, la Prefettura di Lecce e la Diocesi di Santa Maria di Leuca organizzano un “Incontro di preghiera per la Pace”.

Dopo l’introduzione di mons. Vito Angiuli, vescovo di Ugento e Santa Maria di Leuca, il prefetto di Lecce, Natalino Manno, leggerà la “Preghiera sul molo” di don Tonino.

Seguiranno un canto mariano del giovanissimo Salvatore De Giorgi e la Recita del Santo Rosario a cura di Giuseppe Afrune e don Domenico Carenza.

Don Tonino Bello è passato alla storia non solo per le sue piccole grandi azioni quotidiane, a sostegno degli ultimi, che curava e faceva alloggiare nel Vescovado di Molfetta, ma anche perché il 7 dicembre del 1992, quattro mesi prima di morire,  salpò  assieme ad altri 500 da Ancona alla volta di Sarajevo, per chiedere una tregua anche solo di poche ore, facendo scudo con il proprio corpo.

La nave venne colta da una tempesta e arrivò con diverse ore di ritardo. Le trattative con i capi militari furono lunghe ed estenuanti. Ma lungo il cammino per Sarajevo don Tonino Bello raccontò “l’inizio di un miracolo umano”. Gli autisti croati dei pullman malandati su cui viaggiavano i 500 volontari, vennero invitati a casa dai serbi per essere rifocillati. Lo stesso don Tonino venne invitato da un uomo che stava dando il pranzo funebre per la morte di suo padre.  “Sono entrato e mi ha detto: “Io sono serbo, mia moglie è croata, queste mie cognate sono musulmane, eppure viviamo insieme da sempre e ci vogliamo bene. Perché questa guerra? Chi la vuole?”

I 500 entrarono a Sarajevo l’11 dicembre ad un orario impossibile: quello più pericoloso a causa dei cecchini. Ma nessuno sparò contro di loro. Il 12 don Tonino tenne un discorso memorabile  in un cinema buio e gelido davanti a vari capi religiosi e don Renato Sacco, consigliere di Pax Cristi riuscì a registrarlo di nascoso consegnandolo alla storia.

Come San Francesco 800 anni prima aveva fatto scudo con il suo corpo per arginare la guerra tra Crociati e  Musulmani.

«Questa è la realizzazione di un sogno – disse il vescovo  – di una grande utopia che abbiamo tutti portato nel cuore, probabilmente sospettando che non si sarebbe realizzata. Ma ringrazio il Signore che, attraverso il nostro gesto folle, ha realizzato l’utopia.

Queste forme di utopia dobbiamo promuoverle, altrimenti le nostre comunità che cosa sono? Sono solo le notaie dello status quo, non le sentinelle profetiche che annunciano tempi nuovi».

“Siamo abituati a pensare che “osare” sia il verbo del combattere, quando per morire e ammazzare ci vuole coraggio, invece è la pace che va osata e che davvero richiede coraggio.

Osare la Pace. Partendo dalla preghiera sulla sua tomba e chiedendo la fine di tutti i conflitti di questa guerra mondiale a pezzi…