Quel giorno Liliana Segre, senatrice a vita così come voluto dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, non lo ha mai dimenticato, consapevole com’è che «coltivare la memoria», raccontare la sua storia o il suo inferno alle giovani generazioni, è un vaccino prezioso contro l’indifferenza. Era il 30 gennaio 1944, quando a soli 13 anni si ritrovò su un carro bestiame al Binario 21 della Stazione Centrale di Milano. Destinazione? Il campo di concentramento di Auschwitz.
“Finché io sarò viva, tu continuerai a brillare” diceva ogni sera a una stella, guardando il cielo dalla sua cella. Una frase diventata un libro in cui ha raccontato quell’anno e mezzo passato nel lager con il numero di matricola 75190 tatuato sull’avambraccio. Un anno e mezzo di lavori forzati nella fabbrica di munizioni “Union”, di umiliazioni, di dolore e fatica. Orrori indicibili, ma Liliana Segre è riuscita a sopravvivere. È una dei 363 ebrei italiani che sono riusciti a tornare a casa su oltre 6mila deportati.
Oggi, una delle poche testimoni ancora in vita della Shoah, è vittima di attacchi e insulti razzisti. Circa 200 al giorno secondo l’Osservatorio sull’Antisemitismo. Più forte, quindi, deve essere il ‘coro’ di solidarietà. Un messaggio di vicinanza alla senatrice arriva da Trepuzzi, dove il Sindaco Giuseppe Taurino e il Presidente del Consiglio Comunale Alessandro Capodieci (che ha curato l’istruttoria) hanno protocollato la proposta di conferimento della “Cittadinanza Onoraria” a Liliana Segre.
La proposta di conferimento della “Cittadinanza Onoraria”
«La senatrice con la sua storia, la sua testimonianza, il suo coraggio, la sua umanità e con la sua cultura – si legge nella nota – incarna pienamente i valori che accomunano i cittadini di Trepuzzi». Quello della ‘cittadinanza onoraria’ quindi è un atto pubblico dovuto, considerando la sua storia personale, il suo coraggio e l’impegno civile con cui continua a svolgere la sua infaticabile opera di memoria, battendosi contro ogni forma di intolleranza e odio.
Insomma, la proposta serve a «dare un segnale forte a quanti con le proprie dichiarazioni hanno trasformato la senatrice in uno dei “bersagli preferiti” degli haters, gli odiatori della rete, che avvelenano il dibattito politico e, sempre più spesso, pretendono di riscrivere la storia mettendo perfino in dubbio i crimini commessi durante la Seconda Guerra Mondiale nei campi di sterminio».
È perciò un dovere civico esprimere vicinanza e gratitudine alla Senatrice Segre, in una sede pubblica e in una manifestazione ufficiale. «Un gesto inequivocabile – si legge – per contrastare e prendere le distanze da ogni focolaio di odio, condannando senza se e senza ma l’operato di chi ha ancora pensa di poter rispolverare i caratteri distintivi dell’antisemitismo, dell’odio razziale e del richiamo all’ideologia nazifascista».