Sale la febbre per l’attesa della consueta classifica finale, che uscirà a fine Dicembre, sulla qualità della vita tra le centosette province della penisola italiana. Arrivati a metà del percorso annuale, dunque, esce la classifica parziale con le varie pole position valide per il ranking finale del 2021, in cui si avrà il quadro definitivo sui migliori capoluoghi al livello di benessere in generale.
Presi in esame i tre macrogruppi generazionali delle province, e i servizi a disposizione in ogni zona per bambini, giovani e adulti ed anziani, il capoluogo salentino vede un leggero miglioramento delle condizioni qualitative per i servizi rivolti alle nuove generazioni e sale di posizione orientandosi verso la metà della classifica.
La classifica parziale: Lecce sale in Italia e al sud, ma perde in Puglia
Dodici gli indicatori del primo gruppo, riguardante la cerchia generazionale dei bambini con un punteggio attribuito da 0 a 1000 punti su argomenti come scuole accessibili, studenti per classe, giardini scolastici e indice dello sport praticato.
Cagliari e Oristano svettano, rispettivamente al primo e al terzo posto della classifica italiana e primo e secondo per quella del mezzogiorno. A seguire Chieti, Nuoro, Campobasso e Bari con le province della Sardegna del sud, prima di arrivare al capoluogo salentino.
Lecce è all’ottavo posto tra le prime dieci province del Sud, e seconda nella regione Puglia (primato perso rispetto al 2020 a favore del capoluogo barese), ad offrire una qualità della vita per i servizi ai bambini migliore rispetto alle altre. Una media che fa notare come si stia lavorando bene per quanto riguarda la crescita delle scuole dell’infanzia e i suoi servizi, un po’ meno per i punti attrezzati all’incontro dei piccoli negli spazi pubblici, nonostante il territorio offra un’ottima predisposizione strutturale.
I dati registrati: bene gli asili, male i punti verdi attrezzati
Una media generale che pone la città barocca al sessantunesimo posto dunque nella categoria bambini, che vale al comune un valore totale di 391,7 su mille punti messi a disposizione per la valutazione finale.
Una posizione di tutto rispetto, con dati in alcuni casi eccellenti, come ad esempio la retta media negli asili nido in cui la nostra provincia è dodicesima nella classifica nazionale, con ben 708 punti, grazie all’ottima incidenza percentuale sul reddito medio dichiarato.
Bene anche i dati sullo spazio abitativo e il numero dei pediatri presenti sul territorio, dove la provincia si attesta rispettivamente al ventesimo e al trentaseiesimo posto, con 573 e 278 punti per parte.
Sempre nella prima metà della classifica per quanto riguarda anche i valori sulle denunce di delitto a danno di minori (ogni 10 mila bambini), le scuole accessibili e la presenza di palestre o piscine al loro interno, il capoluogo occupa in ordine la 44esima, 45esima e 46esima posizione.
Si scende invece per quanto riguarda i posti disponibili in asilo nido, al numero 70 della classifica, e lo sport agonistico praticato nei piccoli tra i sei e i quattordici anni, invece al 76esimo. Ancora più giù per i dati sul numero degli studenti per classe e i giardini scolastici, dove siamo in entrambi i casi 86esimi con un totale di 287,1 e 505,1 punti.
Chiudono con una media molto bassa infine, i valori sul tasso di fecondità, in cui la nostra provincia è 94esima, e la disponibilità di luoghi verdi attrezzati nel comune, con un record negativo di 120,68 mq per bambino fino ai 14 anni, che fa crollare il capoluogo leccese al penultimo posto della classifica di riferimento.
Giovani e anziani: i punti su cui lavorare
Se di posizione discreta si può parlare per la classifica dedicata ai bambini, lo stesso non si può dire per quella rivolta invece ai giovani, adulti e agli anziani.
Sono posti in fondo al ranking, infatti, quelli che occupa la regione salentina rispetto a questi due macrogruppi: con maggiore preoccupazione per quello sui giovani al centesimo della classifica generale, 91esimo invece per la categoria dei più anziani.
Unico dato positivo lo riveste l’imprenditorialità giovanile, al 12esimo posto, in opposizione alla disoccupazione, dove siamo 24esimi. Male anche per il tasso dei laureati tra i 25 e i 29 anni e quello dei giovani sposati, con numeri percentuali molto bassi.
Infine, gli anziani con altrettanti cifre preoccupanti, come quello sulle pensioni di basso importo, in cui Lecce è al nono posto e quindi tra i comuni peggiori.
Un’eccezione per la speranza di vita a 65 anni, al 14esimo posto e quindi tra le prime venti province. Basso, inoltre, è il numero di geriatri e infermieri attivi sul territorio, ma relativamente alto quello della spesa per le cure a domicilio.
Non una condanna, tuttavia, quest’ultima analisi sulle due categorie di età, ma temi utili su cui lavorare per poter migliorare nei prossimi sei mesi e non solo.
Già dal passaggio al 2020, infatti, anno in cui nonostante la pandemia da Covid-19 abbia messo sul tavolo ulteriori questioni da analizzare, la provincia si è comunque impegnata registrando un progresso significativo dello standard qualitativo, e salendo dall’ 86esimo posto del 2019, all’ 83esimo dello scorso anno, con ulteriori miglioramenti in attesa anche per il futuro.