Autunno, tempo di funghi ma non improvvisatevi esperti! Attenzione a questi ‘sosia’


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L’autunno non è ancora riuscito ad imporsi, ma con l’arrivo delle prime piogge e grazie alle temperature più ‘basse’ cominceranno a spuntare le prime specie fungine ricercatissime dai ‘raccoglitori’ che, quando sarà il momento propizio, inizieranno a girovagare per trovare questi preziosi prodotti della terra. Per alcuni una passione vera e propria, per altri un ‘passatempo’. Per tutti un’occasione per fare una bella scorpacciata di “Cardoncelli” (Pleurotus eryngii), Porcini (Boletus aereus o aestivalis), “Sanguigni” (Lactarius deliciosus e altre specie) e “Marieddrhi” (Lactarius tesquorum).

In fondo, si tratta di una bontà a cui è difficile rinunciare, da gustare in famiglia o con gli amici, ma attenzione a non improvvisarsi esperti micologici perché oltre alle varietà commestibili, comunemente raccolte, esistono altre tipologie di funghi non commestibili, che sono tossiche o mortali.

Per evitare che una passeggiata alla ricerca di funghi si concluda con un ricovero in Ospedale per un’intossicazione dovuta all’ingestione di funghi tossici o non commestibili abbiamo chiesto a Giorgio Rucco, micologo di Campi salentina e presidente dell’associazione Micologica Campiense, alcune dritte per evitare spiacevoli sorprese. Insomma, per essere certi di sapere cosa finisce nel piatto.

L’intossicazione da funghi

Ogni anno le prime pagine di giornali, anche locali, ospitano notizie di intossicazioni da funghi, ma non tutti i casi sono provocati da specie tossiche, non controllate da un esperto. A volte questi ‘malesseri possono essere dovuti anche al consumo di funghi avariati o infestati o per intolleranza individuale. Molte volte, invece, sotto ‘accusa’ finiscono anche i funghi commestibili che sono stati raccolti in luoghi non idonei che potrebbero essere contaminati (vicino ad industrie, strade o campi agricoli) o che sono stati preparati male.

«I sintomi delle intossicazioni da funghi sono vari a seconda delle specie fungine implicate: si va da quadri caratterizzati perlopiù da fastidiosi disturbi gastrointestinali (nausea, vomito,dolori addominali) fino a quadri con sintomi neurologici, psichici e a quadri che possono avere anche esito fatale», spiega Rucco, botanofilo e docente dei corsi per raccoglitori di funghi.

Belli da vedere, ma non sempre buoni da mangiare. Attenzione a queste specie

In Salento, una delle cause più frequenti di intossicazione, caratterizzata da una sindrome gastrointestinale incostante, è dovuta al consumo di funghi chiamati comunemente “Mariddruni” o ”Marieddri di Bosco”, che comprendono 3 specie differenti di funghi dello stesso genere, che sono presenti nei boschi di quercia e pino appartenenti al genere dei Lactarius a latice bianco o color crema.

Questi funghi, spiega il dottor Rucco, spesso vengono consumati da soggetti che li confondono con il vero “Marieddru” ossia il Lactarius tesquorum, fungo commestibile non commercializzabile che cresce solo nella macchia mediterranea in simbiosi con la pianta di cisto (‘Cistus Monspeliensis’) e di mirto (Myrtus Communis’).

Altri funghi che provocano problemi alla gente appartengono ai generi delle Inocybe e delle Lepiote. Vengono confusi con le ‘morette’, che invece appartengono al genere Tricholoma.

Altro fungo da evitare è l’“Agaricus Xanthoderma” (champignon tossico), confuso dagli stessi raccoglitori con uno champignon commestibile. Si tratta di una specie tossica responsabile di una severa sindrome gastrointestinale, in quanto studi condotti sulla sua composizione chimica hanno rilevato un’elevata presenza di fenoli.

Altro fungo incriminato è il Boletus pulchrotinctus, confuso da molti per un normale porcino, perché è molto simile a quest’ultimo nella forma, ma ha colorazioni completamente differenti. In seguito al consumo di questo fungo si sono registrati casi di avvelenamenti gastroenterici per lo più costanti.

Altri funghi che spesso vengono considerati erroneamente funghi commestibili sono i “Funghi dell’olivo” (Omphalotus olearius). L’ Omphalotus olearius viene confuso spesso con dei funghi commestibili presenti nel Salento appartenenti alla Famiglia delle Cantarellacee comunemente chiamati “Gallinacci o Galletti”.

Omphalotus olearius. Fungo dell’olivo. Tossico

Gli Omphalotus olearius crescono in maniera cespitosa alla base dei tronchi di latifoglia (quasi sempre querceti termofili) e sono dei funghi parassiti. Hanno una carne giallo-arancio e alla manipolazione macchiano le mani di giallo. Sono funghi tossici, che provocano una sindrome gastroenterica con imponenti disturbi gastrointestinali.

Simili, ma diversi

È come se un fungo buono avesse un suo sosia cattivo. Distinguerli non è semplice, anche un occhio più attento può cadere in errore e confondere un fungo “velenoso” con uno simile commestibile. Il consiglio, quindi, è di far controllare i funghi raccolti da esperti micologi. Ci si può recare presso l’Ispettorato Micologico della propria ASL, dove i micologi effettuano un servizio di riconoscimento e attestazione della commestibilità delle specie fungine raccolte assolutamente gratuito. (Lecce in Viale Don Minzoni 6/8 . Dal lunedì al venerdì, dalle 12.30 alle 13.30).

Un occhio di riguardo anche a quelli acquistati

Attenzione anche ai funghi acquistati dai banchetti. Occorre accertarsi che abbiano i certificati di controllo micologico rilasciati dagli Ispettori micologi della Asl. Chi vuol imparare a riconoscerli, può frequentare i corsi di formazione Micologica per i raccoglitori amatoriali di funghi, al termine dei quali viene rilasciato un attestato che è necessario per poter richiedere al proprio comune di residenza il permesso triennale valido per la raccolta dei funghi epigei spontanei su tutto il territorio regionale pugliese.

Queste e tante altre raccomandazioni vi permetteranno un consumo sicuro di questi prelibati frutti del bosco, perché non bisogna assolutamente dimenticare che i funghi sono un pericolo mortale! Come disse Seneca esagerando un po’: “fungus qualiscumque sit, semper malignus est”.

Amanita ovoidea