“Dei neri entrano nel palazzo”, ma sono amici degli inquilini: così il razzismo interrompe un pranzo a Lecce


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C’è qualcosa di inconsueto in quanto accaduto ieri durante un pranzo tra studenti fuorisede in un condominio della zona San Pio, a Lecce. E non parliamo della chiamata con cui la proprietaria dello stabile ha interrotto il pranzo, per informare della lamentela ricevuta da altri condomini. “Dei neri entrano ed escono quando vogliono dal palazzo perché provvisti di chiavi”, il contenuto delle rimostranze avanzate per telefono.

Non certo l’elemento inconsueto del pranzo che raccontiamo. La stranezza, infatti, è un’altra. Che Modou e Papi – questi i nomi dei “neri che entrano ed escono dal palazzo” – solitamente nel condominio entrano di domenica, non di venerdì. “Ed entrano suonando il citofono e quando apriamo noi”, puntualizza Alessandra.

Alessandra e Leonardo – i due studenti fuorisede inquilini dello stabile – hanno anticipato a ieri il solito pranzo, di norma domenicale. Complici le imminenti festività natalizie e la conseguente volontà di fare rientro nelle rispettive abitazioni. I ragazzi che entrano nel palazzo sono sempre gli stessi. “Pochi e affidabili“, dice Alessandra. “Teniamo conto delle normative anti-covid, anche noi non vogliamo rischiare”.

Il pranzo inizia, poi la chiamata. “La rabbia mia e di Leo è davvero tanta – racconta Alessandra – Avrei davvero voluto scendere e mettermi a urlare con tutti i condomini e perder tempo a raccontargli quanto questi due siano speciali e in gamba, ma penso anche che per dei ragazzi ‘bianchi’ non dovrei fare lo stesso”.

Alessandra vorrebbe scendere e gridare, dice. Modou e Papi no. “Celano la mortificazione e continuano a ridere come sempre. Quasi ci avessero fatto il callo”, dice ancora Alessandra. Come dicevamo la stranezza, per loro, è solo il pranzo del venerdì. Ché agli episodi razzisti, invece, hanno fatto l’abitudine. E come loro molti altri ragazzi, che solo qualche mese fa in piazza Sant’Oronzo raccontavano le proprie storie irrobustendo le fila del movimento Black Lives Matter, animatosi dopo l’uccisione di George Floyd lo scorso 25 maggio.

Se Modou e Papi passano oltre, Alessandra non ha intenzione di fare lo stesso. “È un fatto gravissimo”, dice. “Ma vorrei che questa storia serva a riflettere su due cose: anzitutto che il razzismo esiste ed è radicatissimo. Non è giustificabile nell’essere anziani o dal non essere mai usciti oltre le mura di casa propria. Fa schifo perché si basa su preconcetti insensati senza il minimo rispetto per la dignità delle persone; poi la considerazione che gli adulti hanno dei giovani. Siamo ragazzi, quindi un qualsiasi adulto ha il diritto di dire la sua su quello che facciamo, su chi invitiamo in casa nostra. Immaginate se al contrario fossimo stati noi a chiamare l’amministratore di condominio perché loro la domenica a pranzo invitano figli e nipoti. Non suona strano? Eppure, è esattamente la stessa cosa. Non ci siamo mai permessi, né mai ci verrebbe in mente, di giudicare chi entra o esce dalle case altrui, soprattutto se in normalissime situazioni quotidiane”.

Al termine del pranzo gli inquilini hanno apposto un cartello fuori dallo stabile, per far presente ai condomini quanto la lamentela fosse insensata. Alessandra avrebbe preferito gridare e perder tempo a raccontare quanto Modou e Papi fossero speciali. Poi si è fermata. Per dei ragazzi bianchi non avrebbe dovuto fare lo stesso.