Reddito di cittadinanza, nei Centri per l’impiego si rischia il caos. Dal CPI di Lecce “Ancora nessuna direttiva”


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Il reddito di cittadinanza è quasi realtà, a soli pochi giorni dal fatidico 6 marzo. La macchina della (re)immissione nel mondo del lavoro di migliaia di persone si metterà in moto tra pochissimo e camminerà su una strada forse non del tutto lineare. Una domanda sorge spontanea. È tutto pronto?

Facciamo due conti

Il prossimo 6 marzo sarà il primo giorno in cui sarà possibile presentare domanda. Cosa succede dopo? Le informazioni contenute nell’istanza saranno trasmesse all’Inps entro 10 giorni lavorativi. A questi 10 giorni si aggiungono i 5 che l’Istituto di Previdenza ha per verificare i requisiti del richiedente attingendo dai propri archivi, dall’Anagrafe tributaria o da altre amministrazioni, per un totale di 15 giorni lavorativi che ci portano con poco sforzo alla fine del mese. Senza contare che i tempi sono strettissimi e si spera in un’efficienza impeccabile.

A complicare il quadro ci sono le incombenze dei Comuni che devono verificare i requisiti di residenza. Insomma, la ricetta per un perfetto ritardo amministrativo è quasi riuscita. Non parliamo delle verifiche su cambi di residenza e separazioni.

Nel mese di aprile, intoppi e rallentamenti vari permettendo, l’Inps comunicherà al richiedente l’esito della domanda. A questo punto verrà erogato il primo contributo (pare il 27 aprile) ed entro 30 giorni il diretto interessato sarà convocato al Centro per l’impiego di riferimento per firmare il “patto di lavoro”. E a maggio non possono che essere dolori, si teme.

Le esigenze di nuovo personale

Con il bando per l’assunzione dei “navigator” (ovvero coloro che sono chiamati a guidare chi ha ottenuto il contributo verso lavori possibili) in fase di stallo, è naturale chiedersi se i centri per l’impiego riusciranno a gestire il sovraccarico dei prossimi mesi.

Le 10mila assunzioni, 6mila a livello nazionale e 4mila a livello regionale, oggetto del braccio di ferro tra Stato e Regioni, probabilmente tarderanno ad arrivare, salvo sorprese, e metteranno i Centri per l’impiego in una posizione difficile. E nonostante i fondi previsti dalla Legge di bilancio 2019 per il potenziamento dei Cpi, i tempi stretti non aiutano.

“Ancora nessuna direttiva”

Cerchiamo di capire nel concreto come è organizzata questa macchina di (re)immissione nel mondo del lavoro. Spinti dalla curiosità, siamo andati al Centro per l’impiego di Lecce, dove il responsabile Mauro Parenza ci ha dato alcune indicazioni sulla situazione concreta.

“Come vi state organizzando in vista dell’attivazione del reddito di cittadinanza?”
“Non abbiamo ancora ricevuto direttive”, dice il responsabile di Lecce, che tra qualche mese dovrà fare i conti con un’utenza parecchio incrementata. “Il nostro Centro per l’impiego ha un bacino di utenza di 185mila abitanti. Il 21% di questi sono disoccupati, per un numero di quasi 40mila potenziali richiedenti. Se si considerano poi gli inoccupati, il numero sale”.

In attesa dell’assunzione dei navigator, non è chiaro ancora come il Centro gestirà l’immensa mole di lavoro in quei mesi in cui i Cpi saranno scoperti. E non per colpa loro.

Mancano le direttive ‘dall’alto’ che mettono sicuramente in luce come questo meccanismo non sia affatto pronto.

Un aspetto non così secondario, poi, l’assunzione di questi “navigator” a livello locale. “Mi aspetto l’assunzione di circa 8 persone, o forse più, per questo Centro. Penso, inoltre, a centri come quello di Galatina dove sono in pochissimi attualmente a lavorare”.

Una questione in evoluzione che certamente la redazione di Leccenews24 continuerà a seguire.