Monta anche a Lecce il caso-Tari. Negli ultimi giorni, infatti, sarebbe emerso come alcuni Comuni, per un errore di calcolo, avrebbero gonfiato gli importi da richiedere ai contribuenti. Tutto è nato da una interrogazione parlamentare e ora in molti Municipi è scattata la corsa al ricorso. Anche nel capoluogo salentino la situazione non sembra chiarissima, soprattutto alla luce di decine di cartello di pagamento notificate ai contribuenti che stando al parere delle associazioni dei consumatori, risulterebbero “gonfiate”.
A farsi portavoce delle preoccupazioni è stata Rita Quarta di Articolo 1 – MDP la quale chiede immediate verifiche da parte degli uffici comunali, al fine di erogare i dovuti rimborsi ove l’Amministrazione sia incorsa nel famigerato errore di calcolo.
Ecco come si calcola la TARI
Da Palazzo Carafa la replica non si è fatta attendere. “Il calcolo della Tari – si legge in una nota – si ottiene dalla somma di due quote: quella fissa (legata ai metri quadrati dell’immobile) e quella variabile (legata ai componenti del nucleo familiare). Ai sensi dell’articolo 13, comma 5 del regolamento Tari del Comune di Lecce “le cantine, le autorimesse o altri luoghi di deposito si considerano pertinenze di unità immobiliari ad uso utenze domestiche, con nucleo familiare pari ad 1 componente”. Tale disposizione deriva dall’applicazione di quanto previsto dal punto 4.2 dell’allegato 1 del DPR n. 158/1999 che si limita ad indicare le modalità di calcolo della parte variabile delle tariffe per le utenze domestiche. Tale interpretazione è stata fatta propria anche dall’Anci che nel parere espresso in data 15/09/2014 (su richiesta del comune di Mesagne) ha stabilito che “è corretto applicare ai locali pertinenziali la stessa tariffa applicata ai locali principali”.
L’odierna interpretazione restrittiva della norma da parte del Mef, al contrario, porta ad affermare l’impossibilità di computare la quota variabile sia in riferimento all’appartamento sia alle relative pertinenze in quanto il suddetto DPR stabilirebbe il calcolo della quota variabile con riferimento alla singola utenza. Secondo l’Anci si tratterebbe, comunque, di un episodio marginale e Guido Castelli delegato ANCI per la finanza locale ha annunciato l’invio di una nota alle amministrazioni locali con tutti i dettagli.
Il supporto delle associazioni dei consumatori
Le associazioni dei consumatori sono pronte a dare assistenza ai cittadini che volessero avanzare istanza di rimborso (la Tari si paga dal 2014); al riguardo si segnala che in caso di istanza di rimborso il Comune dovrebbe rispondere entro 90 giorni e in caso di diniego o di silenzio/rifiuto il contribuente avrebbe 60 giorni Per ricorrere al giudice tributario e chiedere la disapplicazione del regolamento tari.
Si segnala, ad ogni buon conto, che l’eventuale modifica regolamentare mirata ad azzerare la quota variabile sulle pertinenze non farebbe altro che spostare il problema in quanto il costo del servizio deve essere comunque assicurato e, pertanto, ciò porterebbe ad un aumento della quota variabile sull’abitazione non risolvendo comunque il problema del costo per il contribuente”.
Ad ogni modo, l’Ufficio Tributi già da oggi provvederà ad attivarsi inviando richiesta di parere al Ministero delle Finanze al fine di prendere gli opportuni provvedimenti.