“Il divieto di pesca triennale per i ricci è stato adottato. Ma c’è un piccolo particolare: la Regione Puglia ha dimenticato i pescatori che professionalmente esercitano quella attività, ha dimenticato di riconoscere i giusti e dovuti ristori, ha dimenticato un bel numero di famiglie messe letteralmente in ginocchio”. Scende in campo la Fai Cisl che si schiera accanto ai pescatori e alle loro famiglie, lasciati senza lavoro e senza risarcimenti.
L’aria che tira è un’altra. Si confondono i pescatori di frodo con coloro che esercitano professionalmente quella attività e vivono di quella pesca.
“Va ricordato che i pescatori professionali di ricci – afferma Gianluigi Visconti, segretario provinciale della Fai Cisl di Lecce – sono in possesso di regolare licenza che permette loro solo questo tipo di pesca. Queste persone non percepiranno reddito per i prossimi tre anni! Bisogna intervenire subito!”.
Sale sul banco degli imputati la Regione Puglia dopo che il Consiglio Regionale ha approvato una legge che impedisce il prelievo di ricci nel mare pugliese fino al 2026 per favorire il ripopolamento dei fondali. Dal sindacato si denuncia la scarsa sensibilità nei confronti dei pescatori e delle loro famiglie.
“Mentre si è stati molto celeri nell’approvare una legge che impedisce la pesca dei ricci – continua Visconti – non si è stati altrettanto attenti a pensare ad un meccanismo che in qualche modo ristori i pescatori che non possono non percepire redditi per i prossimi anni. Un’ amnesia da parte dell’organo istituzionale pugliese che rischia di costare molto cara ai pescatori ed alle loro famiglie se non si trova un rimedio’.
Dalla Fai Cisl si eccepisce anche sulla titolarità della Regione Puglia di legiferare su una materia che non sarebbe di propria competenza visto che le acque demaniali ricadono nelle competenze statali.
“Si sarebbe rivelato opportuno – concludono da Fai Cisl – l’utilizzo della Cisoa, la cassa integrazione mutuata dal settore agricolo, della quale si sta ancora discutendo a livello nazionale; nell’attesa, però, ci aspettiamo e confidiamo che la stessa Regione Puglia faccia proprie le rimostranze nostre e dell’intero mondo della pesca pugliese prevedendo in tempi brevissimi una forma di ristoro per questi pescatori, ai quali si è vietato tout court di poter lavorare, che consenta loro di percepire una giusta e dignitosa indennità che garantisca le loro famiglie”.