Visto da qui il crollo della falesia sotto la torre fa davvero impressione. A 10 giorni dall’ultimo distaccamento di roccia sul litorale melendugnese, l’area è stata recintata e messa in sicurezza e questa mattina i tecnici hanno eseguito i rilievi necessari per capire cosa si potrà fare, e come, per salvare la torre costiera della più importante, sotto il profilo turistico, tra le marine di Melendugno, anche se l’erosione è un fenomeno costante e connaturato ai meccanismi vitali del nostro pianeta.
Torre dell’Orso deve la sua rinomanza alla splendida spiaggia incastonata come un diamante da due alte scogliere, una che guarda a sud, in prossimità dei faraglioni ( detti ‘le due sorelle’), e l’altra a nord dove sorge la torre ursina (dal nome della famiglia maggiorente proprietaria in passato di quel feudo e cioè gli Urso). Quest’ultimo è un luogo straordinariamente importante, ricco di cavità carsiche raggiungibili da terra o solo dal mare, e strettamente collegato all’area archeologica di Roca e alle preesistenze preistoriche delle grotte di Posìa, piccola e grande (dall’etimo greco pos/pot), cioè grotta dell’acqua da bere, per via della trasparenza del mare.
Il sito rochese e quello ursino costituiscono un unicum di rilevanza storica e naturalistica senza pari, che è necessario tutelare e conservare, oggi più che mai.