Bisogna essere davvero “audaci” per prendersela con i morti e profanare una tomba. Quello che è accaduto a Surbo fa tristezza più che paura e mette in luce il più alto livello della stupidità umana, se umana possiamo dire in questo caso.
I “coraggiosi” ignoti che hanno profanato la tomba del nonno del sindaco Fabio Vincenti hanno vinto la medaglia d’oro della vigliaccheria e si possono annoverare non solo tra i farabutti, ma anche fra gli imbecilli. Si è vero, generalmente le cose vanno insieme, ma in questo caso ci vanno perfettamente.
Che impresa è prendersela con un morto? Quale colpo di genio ha illuminato la mente di questi teppisti, quale offesa pensavano di fare e a chi? Se non a essi stessi? Ma il problema è che non è tutto.
C’è un antica leggenda secondo la quale i profanatori di tombe sono destinati a vivere molto presto la triste condizione dell’oltretomba. Ebbene, si tratterebbe di una vera e propria maledizione che in poco tempo colpisce coloro che si sono macchiati di tale oltraggio. Disgrazie terribili, incidenti e altre sventure si abbattono impietosamente su coloro che non hanno rispetto per i defunti. La tradizione, sorta in ambito religioso arcaico, ha avuto una certa rinomanza nei secoli ‘700 e ‘800, diffondendosi in maniera incontenibile fra le comunità di battisti e mormoni delle prime colonie americane.
Secondo alcune testimonianze più di qualche sventura, realmente accaduta, ha colpito coloro che per una ragione o per l’altra hanno avuto la folle idea di profanare cimiteri, facendo scempio di tombe. Per altri si tratterebbe solo di una leggenda, ma i lungimiranti, quei pochi ormai rimasti, preferiscono non rischiare, esercitando al meglio l’arte della prudenza, che in questo caso sarebbe stata davvero la scelta più saggia.