I leccesi sono sempre bravi a darsi la croce addosso, spesso rasentando il vero masochismo quando in piena invasione turistica si divertono a tiare fuori tutte le pecche della loro organizzazione, che spesso, a dire il vero è più che zoppicante. L’assunto di queste ultime ore, recitato come un mantra e scritto a caratteri cubitali proprio dinanzi ai vacanzieri è che Lecce sia sporca.
Il problema è capire rispetto a quando Lecce è più sporca? Rispetto ad un anno fa, quando l’invasione in questo periodo era più o meno simile? A noi sinceramente non pare, anzi forse qualche passo in avanti si è fatto. Ovvio, abbiamo la notte del 14 e quella del 15 agosto per ricrederci e poi aspettiamo le festività dei Santi Patroni per dare un giudizio più fondato. Di certo, nessuno può dimenticare cosa si trovò a Lecce il 27 mattina, dopo l’ultimo giorno di festa. Non per colpa di chi gestiva allora il servizio di nettezza urbana, sia chiaro, ma un dato incontrovertibile fu il trovare la piazza e tutte le vie limitrofe impossibili da calpestare. E non diciamo altro…
È fisiologico che dinanzi ad un centro storico che straripa di turisti ci si debba confrontare con il problema dei rifiuti, soprattutto alla luce della partenza della raccolta differenziata, un’autentica rivoluzione copernicana con la quale le famiglie e i commercianti del capoluogo stanno ancora facendo i conti. Ma nessuno può pensare di tornare indietro come i gamberi al tempo degli odiosi cassonetti.
Una cosa va, però, detta: ci si era liberati con tanta gioia dei contenitori verdi spesso posizionati davanti ai muri di Chiese e monumenti che ci si ritrova a fare i conti con una serie di bidoncini, colorati, ma ugualmente antiestetici che servono per la bisogna, ma rischiano di essere scomodi e poco contestualizzabili. Intelligente l’osservazione del consigliere Antonio Rotundo che se la prende con chi ha scritto il capitolato al quale la Monteco non può che attenersi «Un dato è evidente e indiscutibile, l'attuale situazione di difficoltà trova origine nel capitolato messo a base della gara d'appalto, capitolato fatto con i piedi perché non ha previsto quello che tutti sappiamo e cioè che molti locali del centro storico per le loro ridotte dimensioni non hanno lo spazio per poter ospitare i diversi bidoncini ed alla luce di ciò avrebbe dovuto prevedere soluzioni diverse rispetto a quelle che, come abbiamo visto, stanno generando disservizi ed un pessimo servizio. Quindi senza alcun dubbio i responsabili stanno a Palazzo Carafa e spetta a loro trovare le soluzioni per uscire dallo scempio che hanno determinato con le loro scelte. E pensare che per preparare il progetto per la raccolta differenziata il comune si è avvalso persino della consulenza di una società specializzata esterna, ma se questo è il risultato si è trattato di soldi dei cittadini spesi male».
Le parole del consigliere di opposizione, sono certamente condivisibili, ma appaiono un po’ impietose. Per nessuna amministrazione è facile gestire un flusso di turisti così massiccio che va però, conservato e coccolato, poiché il capoluogo salentino senza questa valvola di sfogo dell’economia sarebbe una città morta e lo dimostrano gli esercizi commerciali che d’inverno abbassano la saracinesca, spengono le luci e chiudono definitivamente.
Catalano avrebbe detto che quando si sporca, la colpa è di chi sporca poiché c’è una logica e un’etica anche e perfino nel conferimento dei rifiuti. Spesso la fretta o il menefreghismo la fanno da padroni, tanto poi addossare la colpa a qualcun altro è cosa facile. Recuperare quell’ovvietà di Catalano farebbe bene a tutti.