“Io lavoro al sud”, nasce il south working per i giovani meridionali. Ecco vantaggi ed opportunità


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“Al sud non c’è futuro”, “non c’è lavoro né si può fare carriera”. “Al sud campano solo gli stagionali con il turismo, se vuoi lavorare devi andare via, al nord o all’estero”. Quante volte lo stesso ritornello con la fuga di cervelli che vede i giovani del meridione costretti a compiere la difficile scelta di abbandonare il proprio territorio per inseguire il sogno di un futuro professionale di successo. Oggi sembra esserci in atto una “rivoluzione” che coinvolge positivamente il mondo del lavoro e soprattutto dei lavoratori originari del Sud: si tratta del cosiddetto south working.

Il South Working: la nuova frontiera dello smart working

Il south working è la nuova frontiera dello smart working in Italia. Una rivoluzione nel mondo del lavoro che punta ad abbattere divari e disparità. In poche parole, consiste nello svolgere un lavoro da remoto per un’azienda del Nord o Centro Italia, rimanendo fisicamente all’interno del proprio territorio.

Di fatto il south working è una declinazione dello smart working che coinvolge tutti coloro che appartengono al Sud Italia.

A partire da marzo 2020, per effetto della pandemia da Covid-19, il tema della digitalizzazione e trasformazione digitale è diventato il punto all’ordine del giorno per molte imprese che hanno dovuto reinventare la propria organizzazione interna, in modo tale da riuscire a fronteggiare l’emergenza sanitaria senza rinunciare allo svolgimento delle attività lavorative.

Gli studenti e i lavoratori fuori sede hanno colto l’occasione per rientrare nella propria regione e svolgere da lì la propria attività, riuscendo così a stare vicino a famiglia e affetti, generando un’inversione di rotta nel senso delle migrazioni degli italiani, che adesso dal Nord si spostano verso Sud.

Le opportunità e i vantaggi del south working

Questa controtendenza ha fatto sì che nascesse il nuovo fenomeno del South Working, il lavoro dal Sud. Professionisti e lavoratori specializzati del mezzogiorno che lavorando nel proprio territorio promuovono la coesione economica e territoriale del Paese, al fine di ridurre il divario tra Nord e Sud.

Grazie alla possibilità di lavorare dal Sud, molti giovani e le loro famiglie non sono più costrette ad affrontare i sacrifici, soprattutto economici, derivanti dal trasferimento in una regione in cui tendenzialmente il costo della vita è più oneroso.

Un’opportunità per chi desidera di rimanere nel proprio luogo di origine e soprattutto un’incredibile opportunità per le aziende che, adottando questa metodologia, hanno registrato una significativa riduzione dei costi derivanti dal lavoro svolto in presenza.

Una grande occasione anche per lo Stato. L’adozione del south working, infatti, diventando una pratica diffusa a livello nazionale, ridurrebbe almeno in parte il problema della disoccupazione al Sud e del divario in termini di sviluppo e opportunità fra regioni settentrionali e meridionali, e inoltre la conseguente e logica riduzione degli spostamenti, con un abbattimento dei consumi e delle emissioni dei mezzi di trasporto, permetterebbe al nostro pianeta di prendere una boccata di ossigeno.