La multa di 200mila euro che l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha elevato a Pubblicamente Srl, titolare del marchio Spot&Go, ha creato una sorta di ‘confusione’. Sotto la lente dell’Antitrust, infatti, è finita la pubblicità, considerata ingannevole, non il ‘sistema’ messo, invece, sotto accusa da alcuni ambassador scontenti.
Si tratta di due binari diversi che non necessariamente sono destinati ad incontrarsi. Un conto è la «condotta commerciale scorretta» sanzionata dall’Authority, un conto è il modus operandi. Tant’è che, puntuale, è arrivata la replica della società che, in una nota, mette i puntini sulle i.
Dopo aver precisato che farà ricordo al Tar contro la multa, Pubblicamente fa chiarezza proprio sul punto che ha sollevato più qualche dubbio. Le parole sono chiare, chiarissime. «Quanto disposto dall’Antitrust non impedisce al programma promozionale Spot&Go di continuare la propria operatività, né sotto il profilo amministrativo né sotto quello imprenditoriale». Anzi, è previsto l’investimento di risorse per lo sviluppo del piano di crescita del programma promozionale.
In altre parole, Pubblicamente tira dritto come un treno, con l’obiettivo di creare un sistema di sharing economy, basato su una community. Chi farà parte del gruppo entrerà in una sorta di ‘famiglia’ attiva’ sui social network e potrà contare su sconti, promozioni e altri benefit messi a disposizione dagli inserzionisti.
C’è un altro aspetto da chiarire, secondo la società. È il vecchio claim «auto a costo zero» ad essere stato considerato dall’Authority ingannevole rispetto alla sostenibilità della promessa (cioè di avere realmente un’auto a costo zero) entro i cinque anni di contratto. È come se fosse stato dato un giudizio, una valutazione sui tassi di crescita degli introiti pubblicitari, che non può essere dato se non si guarda al lungo termine. «Il raggiungimento del punto di pareggio di ogni contratto – precisano – deve essere valutato entro il compimento dei cinque anni di durata e non prima».
Capitolo inadempienti
Come già precisato, la decisione dell’Agcm non ha nulla a che vedere con la questione dei driver inadempienti che, a loro dire senza motivo, non ricevono più la rata mensile promessa. «La loro posizione è materia di contraddittorio civile, poiché nasce dalla contestazione che Pubblicamente muove nei loro confronti a causa di una condotta contrattuale non conforme agli obblighi assunti. Di contro, infatti, tutti gli ambassador adempienti continueranno a ricevere il loro contributo mensile, come sempre».
A chi, scontento, ha deciso di alzare la voce, Pubblicamente risponde mettendo sul piatto quei membri che continuano a ricevere il ‘rimborso’ e aprendo le porte agli ambassador protestatari e ai loro legali per un incontro chiarificatore e costruttivo.
Altro piano ancora è il profilo penale. Pubblicamente si riserva di rivalersi nelle sedi opportune contro quelle espressioni diffamatorie di cui alcuni inadempienti si stanno ripetutamente macchiando. «Né l’Agcm né altre autorità – diversamente da quanto accaduto per altri operatori del settore – hanno mai sanzionato Spot&Go per profili di vendita piramidale multilivello, per questioni fiscali, per truffa o raggiro o per presunta irregolarità sulla garanzia emessa da un’idonea Società di Mutuo Soccorso, a copertura delle spese accessorie sostenute dagli ambassador».