Si è fatto promotore della legge riguardante l'installazione delle telecamere di sorveglianza negli asili il deputato salentino Roberto Marti. A tal proposito, la redazione di LecceNews24.it lo ha intervistato, apprendendo gli aspetti focali della normativa portata avanti dal parlamentare.
Onorevole, ha sollevato non poche polemiche la legge riguardante l’istallazione delle telecamere negli asili e abbiamo appreso che si è distinto, non solo in qualità di firmatario, ma anche di promotore della stessa . Vuole illustrarci brevemente quali sono i punti più importanti a cui la legge fa riferimento?
Per quanto concerne le “polemiche” è inutile sottolineare che tutto ciò che comporta un “controllo”, in un Paese come il nostro, sollevi contrasti, ma, personalmente, ritengo che nel caso concreto, a fronte di beni supremi da tutelare, non debbano esistere, né colori politici né tantomeno diatribe. Punto di partenza della proposta di legge è la sua trasversalità. Anziani, minori e disabili rappresentano l’anello debole della società ed è proprio da tale considerazione che si è palesato il punto saliente su cui si focalizza l’intera proposta di legge: monitorare le condizioni in cui gli stessi vengono ospitati nelle strutture pubbliche e private, affinché coloro i quali usino violenza contro di loro siano adeguatamente puniti e definitivamente estromessi dal poter svolgere attività di questo genere. La presente proposta di legge si pone dunque un obiettivo garantista: assicurare una decisa ed efficace presenza, nonché un adeguato controllo istituzionale, nell’ambito delle suddette strutture di servizi.
È giusto installare le telecamere, così da poter rilevare immediatamente eventuali casi di abuso, sapendo però che ciò potrebbe significare anche violare la privacy di insegnanti e alunni? Ritiene, quindi, che uno dei diritti maggiori da tutelare sia proprio quello della privacy?
Ritengo incontestabile la ratio delle norme sulla privacy, cosi come però ritengo supremo il dovere di tutelare i soggetti più deboli, il punto è trovare il giusto equilibrio. Più volte l'opinione pubblica, in questi anni, si è sollevata per chiedere l'inserimento di telecamere all'interno delle apposite strutture, ma per motivi di tutela della privacy, la proposta di legge è stata sempre rimandata. Tale scoglio è superato nella misura in cui si provvederà ad installare telecamere a circuito chiuso all'interno di queste strutture, i cui contenuti potranno essere visionati esclusivamente dalle forze dell'ordine. In questo modo, il "problema" della privacy è risolto, basti pensare ai sistemi di videosorveglianza autorizzati nelle banche, nei supermercati e in moltissimi altri ambienti.
Quindi, certamente più obblighi per tali strutture rispetto alle procedure di installazione, all’utilizzo, alla tutela sia dei Bambini che delle famiglie, ma anche più obblighi per gli insegnanti stessi, pertanto, immaginiamo, si richiederà un maggiore rafforzamento del Corpo ispettivo, ma anche maggiori responsabilità. Ritiene che negli asili siano sufficienti le figure professionali preposte, o queste ultime debbano essere implementate?
La nostra proposta di legge interviene anche su un altro aspetto ritenuto di massima importanza: il possesso dei necessari requisiti di professionalità e di capacità psico-attitudinale da parte del personale educativo degli asili-nido e nelle scuole dell’infanzia pubblici e privati. I molti fatti di cronaca avvenuti, pongono, infatti il problema su come garantire che, in tali strutture, il personale educativo venga reclutato non solo sulla base di eventuali e precedenti esperienze lavorative nel settore, ma anche sulla base di specifici titoli di studio e requisiti formativi stabiliti uniformemente sul territorio nazionale. Una figura che certamente bisognerebbe rendere obbligatoriamente presente in ogni Asilo e struttura con minori è quella del Coordinatore Pedagogico, soggetto su cui far leva anche per ciò che riguarda il corretto funzionamento ed utilizzo delle telecamere e, di conseguenza, dei filmati. Inoltre bisogna sottolineare che, intorno alla nostra proposta di legge saranno necessarie nuove responsabilità e nuove funzioni, quindi sarà indispensabile ed essenziale individuare un soggetto titolato a tali compiti e a tali “doveri”.
Inoltre, la nostra proposta di legge prevede che il personale educativo degli asili-nido sia sottoposto, al fianco dei normali percorsi di qualificazione e aggiornamento professionali, anche a verifiche periodiche sempre di carattere psico-attitudinale che certifichino la loro adeguatezza a ricoprire un ruolo tanto delicato per lo sviluppo psicologico e mentale degli infanti.
Può dirci qualcosa in più su questa nuova figura di Coordinatore Pedagogico?
Prima di tutto tengo a precisare che tale figura non è una figura “nuova” ma già da anni la stessa Europa ha previsto la sua “obbligatorietà”, per questo bisogna che l’Italia si adegui non solo a questa, ma anche ad altre direttive che ci vedono sempre in procedure di infrazione. Le Regioni devono dare input e supporto alle singole realtà territoriali affinché si possa continuare il percorso di evoluzione, promuovendo e finanziando progetti di ampio respiro, quali gli scambi pedagogici, la documentazione e, non ultima, la formazione dei nuovi Coordinatori. I Coordinatori pedagogici devono, inoltre, sostenere la “cultura dell’infanzia” avendo un forte raccordo con il territorio, conoscendone i bisogni, ma anche le risorse, promuovendo il difficile e impegnativo lavoro di rete per la costruzione di un sistema integrato, non solo tra i servizi, ma anche attraverso un raccordo sul piano socio sanitario. L'ultima precisazione su questa figura riguarda, appunto, la sua “attivazione” all’interno delle innumerevoli strutture nelle quali è prevista la sua presenza, infatti, il suo potenziamento è stato previsto già in alcune regioni, come Toscana ed Emilia Romagna, le quali hanno emanato non solo leggi che prevedono un coordinamento pedagogico e regole severe per la supervisione dei bambini, ma, bisogna aggiungere che queste Regioni, insieme anche al Veneto e alla Toscana, hanno già bandito e continuano a bandire, spesso concorsi pubblici per l’individuazione di tale figura, Purtroppo, però, in altre Regioni la situazione è totalmente diversa, non vi è ancora alcun obbligo e niente si è previsto in tal senso, sono Regioni che rappresentano una certa “ arretratezza” non solo nell’applicazione di quelle che sono le “indicazioni legislative”, ma anche rispetto l’innovazione disciplinare nonché metodologica.
Rispetto all’Art 2 e quindi alla Delega al Governo in materia di formazione del personale degli asili nido, delle scuole dell’infanzia e delle strutture sanitarie e socio-sanitarie per anziani e disabili, ritiene anche Lei necessario ed obbligatorio che il personale presente in tali strutture sia adeguatamente formato e che provveda a formarsi continuamente?
La formazione è imprescindibile e necessaria, ma, non deve essere intesa come un ipotetico titolo di studio acquisito, ritengo che, invece, ciò debba essere inteso come punto di partenza e non d’arrivo per chi si accinge a lavorare nel settore della formazione e “assistenza”.
La formazione deve essere continua, obbligatoria e periodica. L'articolo 6 della mia proposta di legge utilizza lo strumento della delega al Governo per fare sì che alle Regioni (cioè i soggetti che oggi a norma della legge 23 dicembre 1975, n. 698, gestiscono la materia degli asili-nido) siano imposti dei criteri guida chiari, precisi e omogenei sull'intero territorio nazionale, per l'introduzione obbligatoria, nelle procedure per il reclutamento del personale educativo degli asili-nido, di test psico-attitudinali volti ad accertare la capacità degli aspiranti a relazionarsi con gli infanti, nonché per l'effettuazione obbligatoria di verifiche periodiche sulla professionalità del personale educativo degli asili-nido, pubblici e privati, e sul mantenimento da parte del medesimo personale, dei requisiti di professionalità e di capacità psico-attitudinale a relazionarsi con gli infanti, con particolare attenzione ai seguenti:
a) l’integrazione della personalità e attitudine al lavoro in condizioni di stress con riferimento alle esperienze di vita, alla autostima e al senso di responsabilità;
b) una stabilità emotiva che consenta di contenere le proprie reazioni emotivo-comportamentali mantenendo un’adeguata efficienza operativa anche in situazioni di ansia e di pericolo;
c) facoltà intellettive che favoriscano un positivo impegno in compiti prevalentemente dinamico-pratici che implicano anche capacità di osservazione, di attenzione e di memorizzazione.