Non si sono fatte attendere le reazioni alla testimonianza dell’avvocato di Melendugno che ha raccontato in esclusiva a Leccenews24 la sua esperienza. L’uomo, di ritorno dal Veneto, ha prontamente avvisato le autorità competenti all’insorgere dei primi sintomi. In clima di vera e propria caccia alle streghe, però, la realtà è sempre più complessa di quello che sembra. Se da una parte l’invito a restare in casa e a spostarsi il meno possibile resta sempre valido, dall’altra potrebbe, forse, esserci qualche ‘mancanza’ nei controlli, certamente a causa di un sovraccarico del sistema sanitario.
Spinta dal racconto dell’avvocato, una nostra lettrice ha contattato la redazione di Leccenews24 per raccontare anche la sua di vicenda. È l’inizio di febbraio quando la donna del Basso Salento rientra dall’Emilia Romagna e per una settimana non avverte alcun sintomo del virus. Ma poi tosse e febbre fanno la loro comparsa e si reca dal medico di base che la visita. Non si fa attendere la domanda sulle persone con cui è stata in contatto, ma è una domanda a cui, in realtà, è difficile rispondere.
È a questo punto che decide di chiamare il 1500, come ha fatto anche l’avvocato di Melendugno, ma senza ricevere una risposta. Decide quindi di rivolgersi alla Asl e questa volta una risposta la ottiene. Dopo aver precisato di essere stata ad un meeting con molte persone del nord, l’Azienda sanitaria le passa il numero di un gruppo di medici da avvisare, ma una volta chiamati il tutto si risolve in un nulla di fatto.
“Signora, ha fatto il suo dovere” sono state le parole dall’altra parte del filo e nessuna azione è seguita, nessun controllo da parte dei medici che hanno risposto al telefono. Se da un lato, dunque, mancano le attenzioni e le accortezze da parte dei cittadini, forse il peso della bilancia non è solo in un piatto. E se al Sud stessimo sottovalutando la portata del virus e le sue conseguenze? E intanto si attende il test di conferma del possibile sesto caso in Salento.