Tre giorni di grande festa ad Alezio: la Fidas compie 40 anni


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Il 2016 è un anno speciale per la sezione aletina  della Fidas. L’associazione compie infatti 40 anni ed ha deciso di celebrare in grande stile questo importante traguardo. Sono previsti, a partire da oggi, ben tre giorni di festa e già dalle 17.30 di questo pomeriggio il paese sarà invaso dal colore degli Sbandieratori di Oria che, dopo un fastoso corteo, si esibiranno in Piazza Vittorio Emanuele dove si procederà con il taglio di una ghiotta torta di 30 chilogrammi, alle ore 19.00. Per domani, Domenica  4 Dicembre, è poi in programma il Pranzo del Donatore ma non è ancora finita, dopo una breve pausa i festeggiamenti riprenderanno Giovedì 8 Dicembre: sarà possibile donare il sangue nell’autoemoteca parcheggiata nei pressi della sede dell’associazione, mentre in serata si godrà della fiaccolata e dell’accensione del falò organizzati con la preziosa collaborazione del Comitato di San Rocco e delle Vecchie Tradizioni che offrirà al pubblico lo spettacolo dei tamburellisti di Otranto, si mormora inoltre che non mancheranno le tradizionali pittule e tanto buon vino.

Prima di questi giorni di festa abbiamo deciso di conoscere meglio la donna che, ormai da tempi immemori, è linfa vitale di questa longeva associazione, il Presidente Anna De Santis.

Ciao Anna! Come hai conosciuto la Fidas?

“La mia storia con la Fidas è la storia di un lungo amore. Avevo 12 anni quando Don Tancredi, informando me ed altri ragazzini della costituzione di questa nuova associazione, disse “Quando compirete 18 anni non aspettate che siano gli altri a farvi un regalo per la maggiore età raggiunta. Fate piuttosto voi un regalo al prossimo andando a donare!”. Le sue parole mi restarono impresse nel cuore”.

Ci racconti il tuo percorso?

“Faccio parte della Fidas da quando avevo 18 anni. Ho iniziato redigendo i verbali delle assemblee e sono entrata nel direttivo a 22 anni, dopo quattro anni di gavetta. A 27 anni sono stata eletta Presidente ed oggi, a 52 anni, lo sono ancora.  In questi decenni ho avuto poi l’opportunità di far parte anche degli organi direttivi provinciali, regionali e nazionali della Fidas e sono state tutte esperienze che mi hanno dato tanto.  Proprio grazie all’associazione ho avuto l’onore di incontrare il Papa ed il Presidente della Repubblica, non posso certamente lamentarmi!”.

La Fidas di Alezio è una delle realtà associative più longeve del paese.  Perché?

“Noi abbiamo una caratteristica che ci differenzia da tutte le altre associazioni: il nostro obiettivo è salvare vite umane attraverso la raccolta del sangue. Se i personalismi ed i problemi dovessero prevalere e la Fidas dovesse scomparire tutti noi membri del direttivo dovremmo poi affrontare un enorme peso sulla coscienza, quello di aver tolto a tanti malati una possibilità in più. Credo che risieda in questo la forza del nostro gruppo”.
  
Ci racconti il tuo momento più bello nella Fidas?

“Il momento più bello è stato sicuramente nel 2012 quando la sezione aveva raggiunto il suo massimo splendore. Registravamo un fortissimo tasso di partecipazione e nell’arco di un solo anno raggiungemmo il record di 525 donazioni. Pensa che Alezio aveva una percentuale di donazioni pari al 10% mentre il resto d’Italia era ferma al 2%. Poi sono intervenute leggi più stringenti in merito alle donazioni di sangue e adesso è possibile donare solo in Ospedale o nelle apposite autoemoteche e questo sembra dissuadere molti donatori. Dal 2012 il numero delle donazioni ha iniziato a scemare…”.

E il momento più brutto?

“Il momento più brutto è proprio Oggi. I donatori sono sempre meno ed ho la sensazione che la gente abbia perso interesse a donare il sangue, è come se ci si fosse dimenticati che una donazione può davvero salvare una vita: non è solo retorica, è realtà. Sogno una partecipazione giovanile più cospicua e vorrei vedere i nostri donatori più motivati e pieni di orgoglio per quello che fanno!”.

Avete mai ricevuto una lettera di ringraziamento da parte del ricevente di una sacca?

“No, non è mai successo perché la donazione è fatta in maniera assolutamente anonima e, probabilmente,  il malato che riceve la trasfusione non si capacita nemmeno del fatto che il sangue che gli viene trasfuso gli giunga  da un’altra persona. Se sulle sacche venisse scritto “questo sangue proviene da un donatore volontario” probabilmente si innescherebbe un circolo virtuoso di consapevolezza che contribuirebbe ad accrescere la cultura della donazione. Non esce da un rubinetto ma è frutto di un atto di amore volontario e questa circostanza, forse, andrebbe sottolineata”.

Cosa ti senti di dire a tutti i donatori?

“Mi sento di rivolgere loro il mio più sentito appello: Giovedì mattina venite a donare. Facciamo vedere che abbiamo ancora tanta voglia di fare del bene!”. Per qualsiasi ulteriore informazione in merito al programma dei giorni di festa e per sapere come diventare donatori  rimandiamo alla pagina Facebook  Fidas Alezio.

di Armenia Cotardo