Tutti (i piedi) giù nel mosto! ‘Enofesta’ ad Alezio, è tempo di vendemmia per grandi e piccini


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Chissà come doveva essere bello l’odore del Salento negli autunni  del passato, quando la maestosità di tanti-troppi- vastissimi vigneti  non aveva ancora chinato il capo di fronte al progetto di un qualche condominio. Tempi lontani in cui le vigne erano al sicuro e la ‘xylella’ era un male sconosciuto al punto che un nome così brutto sarebbe stato al massimo l’insegna di qualche band heavy metal da non ascoltare neppure per sbaglio.

Oggi  non si sente più odore di mosto per le strade e se da un lato la modernità ci da la possibilità di ingozzarci fino a scoppiare di Papaya dall’altro è facile vedere come sulle nostre tavole vada perdendosi il sapore degli ottimi vini locali: sono sempre più rari gli imprenditori agricoli che accettano la sfida vinicola, scoraggiati-forse- dal successo che riscuotono i vini  cingalesi in offerta.

Le piccole produzioni familiari vanno perdendosi e con esse anche i segreti della tradizione antica, lo sa bene l’Associazione Culturale Interferenze che, da ormai due anni, propone l’ evento ‘La Vite in Festa, a piedi nudi nel mosto’.  Un momento di approfondimento teso a valorizzare un pezzo di storia salentina che sta smarrendosi, ma anche un’occasione di gioco ed aggregazione per gli adulti e-soprattutto-per i bambini. 

“Quella di oggi è una sorta di simulazione” dice il Presidente dell’associazione Riccardo Botto che prosegue “ vogliamo mostrare ai più giovani la gestualità di un’operazione che racconta la storia del territorio. Sarà ormai un discorso retorico ma la memoria è importante, conoscere il passato per avere un termine di paragone con il presente è neccessario.”.

La mattinata di ieri è stata una festa itinerante che ha avuto inizio nella Tenuta Manco dove, mentre i più piccoli erano impegnati nelle operazioni di vendemmia, la signora Carla, proprietaria del podere, ha condiviso con noi alcuni ricordi della sua infanzia  “La mia famiglia possiede questo vigneto da generazioni.” ci racconta stringendo a sé un grappolino di uva nera “quando ero piccola la  giornata del raccolto era un tripudio di musica e colori. Mi dispiace che i giovani di oggi si siano allontanati dalla terra, io non dimenticherò mai il profumo di mosto che caratterizzava settembre.”

Dopo aver raccolto l’uva ci si è trasferiti nel Parco Don Tonino Bello di Alezio dove si è avuto il momento più coinvolgente della giornata, l’atto finale dedicato alla ‘pigiatura’ che ha visto una  moltitudine di bambini entusiasti  calarsi a piedi scalzi nelle tinozze per provare la sensazione data dagli acini sotto i piedi. Una meravigliosa iniziativa che ha dato a quanti vi hanno preso parte la possibilità di vivere quei tempi  e quelle suggestioni ormai tanto lontane da avere contorni simili a quelli dei fatti narrati nelle fiabe più belle.
 
di Armenia Cotardo