Le storie di donne vittime di femminicidio si intrecciano spesso con un filo sottile alle storie di quei minori che restano senza madre.
Sì, perché una donna ogni tre giorni viene uccisa per mano dell'uomo che diceva di amarla (mariti, conviventi, amanti, fidanzati, ex) e spesso le vittime lasciano uno o più figli in età minore, i cui diritti non sono riconosciuti nè tutelati.
Del resto, soltanto la scorsa settimana è stata celebrata la Settimana dei diritti delle bambine e dei bambini, in una carrellata di diritti, dalla libertà al gioco, dall’istruzione alla salute. Senza dimenticare il diritto più importante, quello non scritto, ma che fa da sostrato a tutti gli altri: il diritto ad essere amato.
“In molti casi di violenza – scrive Filomena D’Antini – i figli assistono passivamente alle violenze perpetrate nei confronti delle loro mamme. Nella maggior parte dei casi sono i loro padri a violentare e a uccidere le loro madri e spesso gli orfani di femminicidio vengono affidati ai parenti, o ai servizi sociali ed alle Case Famiglia, senza nessuna tutela specifica”.
E ancora. “I parenti delle vittime – spesso i nonni materni – e gli affidatari degli orfani di femminicidio sono lasciati soli di fronte alla tragedia e soli nella crescita materiale, nel sostegno psicoterapeutico e nell'impegno educativo dei bambini che hanno perso la loro mamma e che, nella maggioranza dei casi, sono figli di padri assassini”.
Da qui, la riflessione della responsabile del Dipartimento Diritti umani e Libertà civili di Forza Italia. “Gli interventi a favore delle vittime di violenza assistita e di femminicidio riconoscerebbero a costoro uno "Status speciale" e speciali tutele che dovrebbero contribuire al loro sostentamento economico ed al loro sostegno psicologico. Parallelamente a quanto è in discussione in Parlamento, in termini di Proposte di Legge sul sequestro dei beni dell'omicida, sull'esclusione dall'eredità dei beni del coniuge ucciso e su altre tutele patrimoniali per i figli delle vittime”.
L’appello è tutto proteso ad istituire un fondo per le vittime di Violenza assistita e di Femminicidio.
“Penso – continua la D’Antini – ad un fondo di Solidarietà dedicato alle vittime di violenza assistita e agli orfani di femminicidio che non abbiano superato il diciottesimo anno di età per sostenere le spese per l’istruzione per le attività sportive e ricreative e per i servizi socio assistenziali e sanitari, con relativo stanziamento annuale, da stimarsi in base al numero delle vittime che si registrano ogni anno e, al contempo penso ad una Commissione per la gestione ed il controllo, da incardinare presso l’assessorato al welfare.”Tutto ciò garantirebbe la protezione del minore,la riparazione del trauma subito ed il ripristino della sua salute fisica e psicologica.”
“Confido – conclude – nell’operato della regione Puglia”.