“Vento di soave”: a Lecce il docufilm su Brindisi e Cerano


Condividi su

Arriva a Lecce per la prima proiezione pugliese “Vento di soave”, il docufilm d’inchiesta di Corrado Punzi, trentottenne regista e sociologo salentino, selezionato al 35esimo Torino Film Fest, prodotto dal collettivo cinematografico Muud Film e da Fluid produzioni di Davide Barletti e sarà riprodotto domani al Db D’essai alle ore 21.00.

Il progetto

La consapevolezza del danno sanitario e ambientale connesso ad alte concentrazioni di emissioni inquinanti, prolungate nel tempo, sta attraversando la Puglia meridionale come un getto di acqua gelida. Con fatica, negli ultimi tempi, sono stati elaborati i dati epidemiologici per i quali tra Brindisi, Taranto e la provincia di Lecce, ci sono delle zone dove alcune gravi malattie tumorali hanno un’incidenza chiaramente superiore alla media.

Quelle di “Vento di Soave” sono storie di ostinata, ma contraddittoria opposizione al gigante industriale e raccontano il conflitto tra le narrazioni del progresso e i danni in un territorio a vocazione agricola. I giganti in questione sono le Centrali della zona industriale brindisina: il petrolchimico Eni e la centrale a carbone Enel, situata a Cerano, la più grande d’Italia e tra quelle in Europa che emettono più sostanze inquinanti e più CO2. Il regista Corrado Punzi li osserva da vicino e per la prima volta anche da dentro. Il titolo si ispira ad un verso della Divina Commedia, ma non parla del Paradiso, anzi.

Gli sponsor

Il film è stato realizzato da una troupe pugliese, grazie anche al contributo di Asl Brindisi, Arci Lecce, Unione dei Comuni di Andrano, Diso e Spongano, Comune di Trepuzzi. Nato da un’idea e dalla collaborazione con il giornalista Stefano Martella, è stato scritto insieme allo sceneggiatore Francesco Lefons, sonorizzato da Gianluigi Gallo e montato da Cristian Sabatelli. “L’idea non era di realizzare un’inchiesta su Cerano o sul petrolchimico di Brindisi, bensì un film con un carattere più universale, capace di affrontare un problema cruciale dei nostri giorni. Esplorare Brindisi, quindi, significa soltanto osservare l’archetipo di un modello di sviluppo perseguito in diversi Sud del mondo e ripresentato ancora oggi, come dimostra anche la costruzione del gasdotto Tap. Crediamo che la particolarità del film sia tentare di non appiattirsi solo sul punto di vista di chi si ritiene vittima delle grandi industrie, ma osservare anche l’altra parte, filmando l’addetto stampa della Centrale a carbone e dando spazio al modo in cui il Petrolchimico si è auto-narrato”, precisa il regista Punzi.

Il docufilm su Brindisi e Cerano

Le vicende di quattro persone per raccontare i due lati di una lotta, apparentemente irrisolvibile e immutata, sullo sfondo, la centrale Enel a carbone Federico II di Cerano e il petrolchimico Enipower del polo industriale nel porto di Brindisi. L’intento del film è restituire la complessità del tema, attraverso la molteplicità delle prospettive e una narrazione che tenta di limitarsi ad osservare: sia la quotidianità di chi si ritiene vittima dell’impatto ambientale delle industrie, ma continua a viverci a ridosso o a lavorarci, sia di chi ricopre incarichi istituzionali per queste stesse industrie, lavorando alla costruzione della loro immagine.

Il documentario sul petrolchimico di Brindisi è raccontato con la tensione verso la verità dei fatti, un film necessario e coraggioso che ha avuto la capacità di mobilitare le migliori energie locali.

di Serena Pacella Coluccia