Xylella, ‘Non si eradicano nemmeno gli ulivi infetti’. Il Consiglio di Stato boccia l’iter di sradicamento


Condividi su

Nemmeno gli ulivi infetti dalla xylella fastidiosa dovevano essere abbattuti, o almeno non senza la presenza dei proprietari delle specie. Si pronuncia così il Consiglio di Stato che, di fatto, accoglie le pretese di undici titolari di alberi di ulivo di Trepuzzi messi alle strette negli ultimi anni dall’affare-xylella. L’organo consultivo di rilievo costituzionale, così, arricchisce il mosaico del batterio killer, già formato da piani imposti dall’Unione Europea, drammi agricoli, sentenze del Tar e mobilitazioni da parte dei cittadini.

In particolare, però, la pronuncia che arriva in queste ore dal CdS, rappresenta una vera novità. Se, infatti, il Tar del Lazio ha solamente sospeso gli abbattimenti degli esemplari che si trovano nei famigerati cento metri da quelli infetti rimettendo ogni questione alla Corte di Giustizia Europea, oggi Consiglieri di Stato affermano che nemmeno gli abbattimenti degli stessi alberi affetti dalla xylella siano poi tanto legittimi.

Ciò che il Consiglio di Stato lamenta è un iter di esame degli ulivi errato. Nel dettaglio, i giudici fanno notare che al momento delle analisi operate da parte dell’Osservatorio del Servizio fitosanitario regionale dovevano essere presenti gli stessi proprietari. Per due motivi: innanzitutto questi avevano il sacrosanto diritto di sapere cosa stava succedendo, perché, e come venivamo effettuati gli accertamenti. In secondo luogo, poi, i titolari degli alberi avevano la possibilità (negata di fatto) di poter svolgere loro alcuni esami.

Tutti questo, evidentemente, non vi è stato, e si è proceduto alle eradicazioni di massa. ‘I proprietari non sono stati informati che sui loro fondi si sono svolte verifiche e prelievi sulle piante senza contraddittorio – scrivono dal CdS – e che con note, pervenute al Servizio regionale da alcuni mesi, il Selge aveva comunicato gli esiti positivi su materiale vegetale prelevato in agro di Trepuzzi'.

‘Nessuno degli interessati conosce le modalità di catalogazione e conservazione del materiale vegetale analizzato’, chiosano. ‘L’ordine di abbattere gli ulivi – quindi – non risulta eseguibile nel tempo accordato in quanto è troppo ridotto rispetto al tempo effettivamente necessario per l’intera operazione di eradicazione, come evidenziato dai primi interventi di tale genere, in situazioni note al Servizio Agricoltura’. Sulla vicenda, come noto, sono in corso anche le indagini della Magistratura di Lecce: la xylella, insomma, continua a far tanto discutere.