Era sottoposto a vincolo urbanistico di tutela, ma al suo interno la Polizia Edilizia e il Nucleo di Vigilanza Edilizia del Comune di Lecce hanno rinvenuto il classico materiale usato per le costruzioni. È quanto accaduto questa mattina in un palazzo del XVI secolo sito nei pressi di Porta San Biagio: questo il risultato del tutto imprevisto ed imprevedibile con il quale si è conclusa un’operazione di ordinario controllo da parte Polizia Ambientale.
L’indagine è partita nella prima mattinata di ieri quando gli agenti del servizio di Polizia Ambientale – nucleo DEC – impegnati in una serie di controlli del centro storico, finalizzati al contrasto del fenomeno degli abbandoni di rifiuti, si sono imbattuti in dei sacchi contenenti il tipico materiale usato per le lavorazioni edili. In seguito ad una rapida perlustrazione dell’area gli agenti hanno rintracciato un edificio sulla cui facciata era esposto un cartello indicante la comunicazione della realizzazione di opere di edilizia libera.
Immediatamente è iniziato il sopralluogo dell’immobile dal quale è emerso come all’interno del palazzo, una dimora storica di pregio, sito in via Dei Perroni, era allestito un vero e proprio cantiere con tanto di betoniera, impalcature, ponti in legno, seghe elettriche, martello demolitore, flessibile, cioè tutto l’occorrente necessario a realizzare opere edili, a cui erano chiaramente riconducibili i rifiuti ispezionati e che risultavano prive di qualsiasi titolo autorizzativo.
Necessario, allora, l’intervento del Nucleo di Polizia Edilizia, che, alla presenza di un funzionario della Soprintendenza ai Beni Archeologici e Culturali, ha preso atto degli interventi edili in corso d’opera. Il verbale di sequestro preventivo, ai sensi del codice penale, riporta puntualmente che, al piano terra, erano stati eseguiti lavori di sbancamento in tutti gli ambienti fino ad una profondità di circa un metro, con la conseguente realizzazione, alla base di tutte le murature, di travi in cemento armato e di altri interventi di consolidamento statico, nell’atrio d’ingresso la copertura a botte di un vano interrato era parzialmente crollata e al primo piano erano stati demoliti alcuni setti murari, il cui abbattimento aveva portato alla luce un altare in muratura con epitaffi su cui era trascritta la data del 1824.
Il Pubblico Ministero di turno, la dottoressa Roberta Licci, ha disposto l’apposizione dei sigilli al fine di impedire che la libera disponibilità dell’immobile potesse aggravare o protrarre le conseguenze del reato.