Sono racchiuse in poco più di mille e duecento pagine le motivazioni della sentenza di secondo grado del processo per l’omicidio della piccola Sarah Scazzi, uccisa in quel maledetto pomeriggio del 26 agosto 2010. A luglio dello scorso anno, dopo una camera di consiglio durata circa 80 ore, la Corte d'assise d'appello aveva quasi interamente confermato il verdetto di primo grado: carcere a vita per Sabrina Misseri e Cosima Serrano. Mamma e figlia che condividono la cella nel Carcere di Taranto sono accusate di sequestro di persona e omicidio volontario. Otto anni di reclusione, invece, sono toccati a Michele Misseri, per soppressione di cadavere. È stato il contadino di Avetrana, secondo una delle sue innumerevoli versioni, ad aver materialmente gettato nel pozzo il copro senza vita della nipotina.
Ora i difensori degli imputati hanno 45 giorni per studiare a fondo le pagine – un faldone diviso in 16 paragrafi di cui 11 dedicati alla ricostruzione dei fatti – e presentare ricorso in Cassazione dove si celebrerà l’ultimo round giudiziario. Il ritardo con cui sono state presentate le motivazioni, però, apre uno scenario controverso e forse inaspettato. Sabrina Misseri, infatti, potrebbe tornare presto libera per decorrenza del termine massimo di custodia cautelare preventiva. Già, potrebbe. Il prossimo 15 ottobre, infatti, saranno trascorsi esattamente sei anni dal momento del suo arresto e la più piccola di casa Misseri potrebbe ritrovarsi "a piede libero" in attesa del processo in Cassazione. Mamma Cosima arrestata a maggio del 2011, invece, resterebbe in carcere.
Non è ancora detto però. Saranno i giudici d'Appello a decidere. Oltre ai sei anni già trascorsi potrebbe, infatti, essere aggiunto il periodo di oltre un anno per via della sospensione dei termini di custodia cautelare disposta sia in occasione della sentenza di primo grado che nel processo d'appello.
Sabrina Misseri è assistita dall'avvocato Nicola Marseglia, e dal professor Franco Coppi.