
È riuscito, forse con le ultime forze che gli erano rimaste, a raggiungere il pronto soccorso dell’Ospedale “San Giuseppe” di Copertino. Ha guidato la Smart di famiglia premendo una mano sul basso ventre, dove era stato raggiunto da due colpi di pistola esplosi da un ‘sicario’ che se non aveva intenzione di ucciderlo, di certo gli ha mandato un messaggio preciso, al momento sconosciuto. Roberto Giancane, 44enne originario di Monteroni, ma residente a Copertino, sta lottando tra la vita e la morte nel letto del reparto di rianimazione, dove è ricoverato in prognosi riservata. I medici che lo hanno sottoposto ad un delicato intervento chirurgico nella notte non si sbilanciano, ma le sue condizioni sono critiche e non è ancora fuori pericolo.
L’uomo, conosciuto da tutti come Nocciolina, era già sopravvissuto ad un’imboscata, nel lontano 2002, quando i suoi aggressori lo lasciarono a terra, in una pozza di sangue, dopo avergli sparato contro sei colpi di pistola davanti al bancone di frutta e verdura della famiglia. Per quell’episodio, che lo costrinse sulla sedia a rotelle, rimediò anche una condanna con l’accusa di favoreggiamento per non aver fatto nomi e cognomi dei responsabili. 14anni dopo, un uomo ha aperto il fuoco nel negozio di mobili gestito dalla moglie, dove il 44enne si trovava da solo. Se è vero, come suggeriscono alcune indiscrezioni, che l’arma si è inceppata nel momento del colpo di grazia, forse Giancane è stato miracolato due volte, senza contare i tentativi di suicidio.
Le indagini sono solo all’inizio. Gli investigatori stanno ascoltando i testimoni, visionando i filmati delle telecamere di videosorveglianza installate nella zona alla ricerca di indizi utili a risalire agli autori e setacciando nel passato del 44enne per capire chi possa aver ordinato o voluto la sua morte. La prima domanda a cui rispondere è quella se c’è un collegamento tra l’agguato e l’omicidio di Augustino Potenza, freddato a colpi di kalashnikov nel parcheggio di un supermercato. Il filo rosso che li lega forse non è così sottile: sembrerebbe, infatti, che Nocciolina fosse coinvolto in un’associazione dedita allo spaccio di stupefacenti, il cui fine ultimo era quello di finanziare la latitanza di Potenza e del boss Tommaso Montedoro.