Al Rigopiano stop alle ricerche. 29 il numero delle vittime, 9 ancora da identificare. Si spegne la speranza per Bianca

I dati diffusi in queste ore da Rai News fanno spegnere definitivamente le speranze per la donna di origini salentine, dispersa nella tragedia avvenuta all’Hotel Rigopiano. Le ricerche sono terminate nella notte.

Sono stati giorni estenuanti, di tristezza e dolore che si alternavano all’entusiasmo per una vita salvata, una dopo l’altra fino al numero di 11 sopravvissuti.

Un dramma che ha tenuto col fiato sospeso l’Italia intera, rimasta da Nord a Sud attaccata alla tv nello scorrere delle immagini tra le più toccanti, immagini di volontari e forze dell’ordine impegnate a scavare tra la neve e le macerie con la speranza – intrisa di tutta la follia – di trovare vive tutte le 40 persone che si trovavano nell’Hotel Rigopiano travolto dalla valanga a Farindola in provincia di Pescara lo scorso 18 gennaio.

Una follia appunto, una speranza che non voleva spegnersi, ma che pian piano si è affievolita fino a spegnersi dopo che le persone sopravvissute sono venute alla luce per mano degli operatori.

Come riporta Rainews, le attività di soccorso sono terminate e rimane il dolore per chi non ce l’ha fatta.

Non bisogna più cercare, purtroppo non è più necessario. I morti accertati sono 29, 15 uomini e 14 donne, che sommati agli 11 sopravvissuti, secondo la dura logica matematica, fanno le 40 persone che erano disperse sotto la neve e i detriti.

Le ricerche sono state sospese nella notte e a breve riprenderanno le attività necessarie per bonificare l’intera zona e c’è, magari, chi spera all’ultimo miracolo, flebile fiammella di un’ultima speranza.

In base ai dati forniti da Rainews, delle 29 vittime, 20 sono state identificate: sono 9 donne e 11 uomini. Tra questi non figura il nome della donna di origini salentine, Bianca Iudicone di 50 anni. La signora era figlia di emigranti partiti dalla cittadina di Alezio verso il Nord. Scorrendo l’elenco delle vittime identificate, Bianca Iudicone non compare. E’ quasi certo, quindi, nell’attesa dell’ufficialità e del riconoscimento di tutte le salme presso l’obitorio dell’ospedale di Pescara, che la donna sia ancora tra le 9 persone morte rimaste al momento senza nome.



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