
Arriva l’annullamento della condanna a 30 anni in Appello per uno dei presunti responsabili dell’omicidio di Gabriele Manca, scomparso da Lizzanello il 17 marzo 1999 e ritrovato senza vita il 5 aprile, in una zona di campagna.
La Cassazione ha disposto l’annullamento con rinvio della sentenza di secondo grado, accogliendo il ricorso per Carmine Mazzotta, 45enne di Lecce, presentato dagli avvocati Giancarlo Dei Lazzaretti ed Enrico Grosso, che hanno sempre evidenziato l’inattendibilità delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia.
Si dovrà dunque celebrare un nuovo processo dinanzi ai giudici della Corte d’Assise di Appello di Taranto. Ricordiamo che i colleghi di Lecce avevano anche disposto una provvisionale immediatamente esecutiva, in favore dei familiari di Gabriele Manca che si erano costituiti parte civile, attraverso l’avvocato Fabrizio D’Errico.
Già in primo grado, il gup Cinzia Vergine, al termine del rito abbreviato, aveva condannato l’imputato alla pena di 30 anni, accogliendo la richiesta del pm Carmen Ruggiero.
Intanto nei mesi scorsi è stato chiesto l’ergastolo per gli altri tre imputati di omicidio nell’altro processo di Appello. Si tratta di Omar Marchello, 40enne di Lizzanello, Giuseppino Mero, 54enne di Cavallino e Pierpaolo Marchello, 41 anni di Lizzanello. La sentenza è attesa nei prossimi giorni.
Il collegio difensivo composto dagli avvocati: Fulvio Pedone, Umberto Leo e Germana Greco.
Le indagini permisero di accertare che il giovane Gabriele Manca era stato attinto da vari colpi di pistola. E si sono avvalse delle dichiarazioni rese da alcuni testimoni e dai due collaboratori di giustizia, Alessandro Saponaro ed Alessandro Verardi.
Venne a galla un aspro contrasto tra la vittima e Omar Marchello per questioni legate al traffico di stupefacenti nel territorio di Lizzanello. E quest’ultimo avrebbe deciso l’eliminazione fisica di Manca insieme a Mazzotta, anche lui esponente del gruppo criminale operante su quel territorio. Aggiungendo che l’agguato era stato teso grazie al contributo di Giuseppino Mero che lo aveva condotto nella campagna dove ad attenderlo vi erano i complici.