Presunti “furbetti del cartellino”, annullata misura interdittiva per dipendente comunale

Il provvedimento è stato annullato dal giudice, anche alla luce di nuovi elementi emersi durante l’interrogatorio di garanzia dei giorni scorsi.

Annullata la misura interdittiva, per un dipendente del Comune di Lecce, coinvolto nell’inchiesta sui presunti “furbetti del cartellino”.

Il gip Alcide Maritati ha infatti accolto l’istanza avanzata dallavvocato Francesco Spagnolo, per il proprio assistito. Cristiano Mezzi, 46 anni di Lizzanello, addetto alla cura del settore Igiene e Sanità, era stato raggiunto assieme ad altri 8 funzionari comunali dalla  misura interdittiva di sospensione da un pubblico ufficio per 1 anno.

Provvedimento ora annullato dal giudice, alla luce di nuovi elementi emersi durante l’interrogatorio di garanzia dei giorni scorsi.

Anche gli altri indagati ascoltati dal gip hanno negato le accuse. La maggior parte di loro, ha risposto alle domande, affermando di essersi allontanato dal posto di lavoro per ragioni meramente di servizio. Qualcun altro si è giustificato dicendo di averlo fatto per necessità familiari.

Sono stati ascoltati cinque funzionari degli uffici comunali e quattro dipendenti della Lupiae Servizi. Si tratta di: Ivan Vernich, 61enne leccese, Coordinatore del servizio igiene sanità e randagismo del settore ambiente e Valentina Vernich, 38enne leccese, “distaccata” presso il settore demografico; Fulvio Secondo, 63 anni di Lizzanello, segretario con mansioni di coordinamento con le sedi distaccate del settore ambiente; Elisabetta Sanzò, 44 anni di Lizzanello, dipendente della Lupiae Servizi, distaccata presso il settore ambiente; Renzo Bergamo, 48 anni di Villa Convento (Lecce) e Patrizia Corallo, 47 anni di Lecce, entrambi addetti alle pulizie degli uffici di Via Lombardia; Fortunato Buttazzo, 67 anni leccese, Istruttore amministrativo contabile presso il servizio demografico. Invece, Giovanna D’Arpe, 62enne leccese, in qualità di funzionario dell’Uffcio Servizi Necroscopici e Cimiteriali si è avvalsa della facoltà di non rispondere.

Sono difesi dagli avvocati: Luigi e Roberto Rella, Francesco Calabro, Donato Mellone, Ladislao Massari, Antonella Quaranta e Massimo Stanca.

Gli episodi contestati nell’ordinanza

 

Gli episodi si sarebbero verificati tra marzo e luglio del 2016. Le cifre contestate oscillerebbero dai poco più 300 euro, fino ad oltre 4mila euro.

I cinque funzionari comunali indagati, sostiene la Procura, avrebbero “omesso di rilevare la propria assenza dal luogo di lavoro ovvero giustificato la stessa attestando, contrariamente al vero, la sussistenza di motivi di servizio”. In che modo? “non registrando le relative uscite sull’orologio marcatempo ovvero attestando falsamente mediante la digitazione di apposito codice, la loro inerenza all’attività lavorativa prestata”. In tal modo, i dipendenti si sarebbero garantiti “la percezione da parte della Pubblica Amministrazione di emolumenti retribuiti per prestazioni lavorative non effettuate”.



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