Contagi e decessi nel reparto di Oncologia. Dopo una serie di denunce, la Procura apre un’inchiesta


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Dopo una serie di esposti, la Procura di Lecce ha aperto un fascicolo d’indagine sul focolaio nel reparto di oncologica del Vito Fazzi.

L’apertura dell’indagine – sottolineano fonti della Procura – è un atto dovuto a seguito di quattro esposti con i quali si chiede di indagare sulla diffusione del virus nel reparto. Per ora nel fascicolo d’inchiesta non vi sono indagati.

Ricordiamo che al momento, si sono registrati complessivamente 22 contagi e 3 decessi. Sono 18 finora i pazienti contagiati assieme a quattro operatori sanitari, mentre sono tre i pazienti deceduti dopo il contagio. Il reparto di oncologia è tuttora chiuso. Le degenze al padiglione restano bloccate ma i trattamenti già programmati per i pazienti ricoverati continuano previo l’esito del test antigenico. I ricoveri saranno riattivati gradualmente.

In questi drammatici giorni sono stati presentati quattro esposti, come quello dell’associazione Codici (Centro per i Diritti del Cittadino). E nelle scorse ore, come riportato in un altro articolo, l’avvocato Andrea Papa ha presentato una querela per conto del fratello di una 60enne leccese. La sorella del denunciante venne ricoverata nel reparto di oncologia e dopo 10 giorni risultò affetta da COVID-19.

I fatti hanno inizio il 22 febbraio scorso, come riportato nella denuncia. A causa di un malore lamentato dalla donna, veniva richiesto l’intervento del 118 e i sanitari, intervenuti presso  la  sua  abitazione,  provvedevano  a  prelevarla  ed  a  trasportarla  presso  il  Pronto Soccorso dell’Ospedale  Vito Fazzi  di  Lecce.

Come  da  protocollo  le  veniva praticato  il  tampone  e,  risultando  negativo,  dopo  alcune  ore  di  attesa, la donna veniva  ricoverata  nel  reparto di  Oncologia  dello stesso Presidio Ospedaliero.

Il 2  marzo, però,  il fratello veniva  convocato  presso  lo  stesso  reparto  e avvertito che  la  sorella,  la  sera  prima,  aveva  avuto  la  febbre  alta  e che questa  volta il tampone  era  risultato positivo.

La paziente è stata poi trasferita  in  un’altra  struttura fuori città e i parenti hanno appreso come la 60enne avesse contratto una grave forma di polmonite.