Le Fiamme Gialle della Tenenza di Porto Cesareo insieme ai Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Lecce, all’esito di una complessa attività d’indagine coordinata dal pm Patrizia Ciccarese, su disposizione del Gip Anna Paola Capano, hanno eseguito un provvedimento di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di tre persone residenti nella provincia, titolari di altrettante imprese che operano nel settore agricolo, edilizio e ristorativo, accusati di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”. Si tratta di: Antonio Romano, di 53 anni, titolare di una azienda agricola; Paola Tarantino, 47enne, proprietaria di un’attività di ristorazione; Gabriele Madaro, 26 anni, titolare di una ditta edile (tutti di Monteroni).
L’inchiesta, avviata nei primi mesi del 2023, ha portato all’acquisizione, anche attraverso l’esecuzione di perquisizioni e l’analisi dei flussi finanziari e bancari, di elementi probatori a carico degli indagati che, a decorrere dall’anno 2020, avrebbero compiuto attività dirette a favorire l’immigrazione clandestina per la permanenza nel territorio dello Stato di oltre 900 extracomunitari, eludendo le disposizioni normative imposte dal “Decreto Flussi”, attraverso la falsificazione di atti e documenti che attestavano assunzioni fittizie.
Secondo le indagini della Guardia di Finanza e degli uomini dell’Arma, gli imprenditori avrebbero avanzato richieste di 1.500 euro per ogni pratica relativa al rilascio del permesso di soggiorno e, una volta ottenuta la somma, procedevano a inoltrare al Ministero dell’Interno del cosiddetto “modello informatico” attestante la presunta assunzione dei migranti.
L’attività illecita avrebbe permesso al sodalizio criminale di ottenere profitti indebiti quantificabili in oltre un milione e 300mila euro.
In sede d’indagine è stato inoltre accertato che uno degli arrestati, sebbene formalmente interessato dall’esercizio di un’attività imprenditoriale, avrebbe richiesto ed ottenuto fraudolentemente anche il reddito di cittadinanza, beneficiando di un contributo sociale che ammonta a circa 20mila euro.
I provvedimenti, sono stati emessi sulla scorta degli elementi probatori acquisiti in fase di indagini preliminari, pertanto, in attesa di giudizio definitivo, sussiste la presunzione di innocenza.