“Nascondeva” una pistola nella casa al mare: arrestato 28enne leccese

Il gip, nella giornata di ieri, ha confermato la misura cautelare del carcere per Andrea Cafiero, finito in manettevenerdì scorso con le accuse di detenzione abusiva di arma da fuoco e ricettazione.

Trovato in possesso di una pistola, finisce dietro le sbarre. I carabinieri del Nucleo Operativo  di Lecce, venerdì scorso, hanno tratto in arresto Andrea Cafiero, 28enne leccese, con precedenti penali. Il giovane è stato condotto presso la Casa Circondariale di Borgo San Nicola, come disposto dalla Procura.

Le indagini

Le indagini sono scattate a seguito di una segnalazione, in base alla quale Andrea Cafiero avrebbe esploso dei colpi di arma da fuoco, dopo la lite con la convivente, presso l’abitazione estiva di Torre Chianca. Una volta recatisi sul posto, i carabinieri hanno trovato addosso al giovane, un borsello contenente un bossolo e due cartucce. Il Cafiero riferiva alle forze dell’ordine che erano relativi a due pistole in suo possesso – una delle quali era stata nascosta in un cespuglio di fronte casa – dopo aver sparato dei colpi in aria (una cartuccia si era bloccata nel tamburo). Riguardo l’altra arma, invece, affermava di non ricordare dove fosse nascosta.

Le successive ricerche hanno permesso di ritrovare il revolver calibro 38 nel cespuglio con due bossoli. Inoltre, l’arma risultava provento di un furto denunciato nel 2012. Invece, nella veranda di casa veniva ritrovato un altro bossolo.

L’interrogatorio

Andrea Cafiero, durante l’interrogatorio di convalida dell’arresto davanti al gip Giovanni Gallo, alla presenza dell’avvocato Federico Mazzarella De Pascalis, ha negato quanto detto ai carabinieri. Ha sostenuto di essersi limitato a riferire ai militari di aver perso un borsello con all’interno il codice fiscale. Negando di aver sparato dei colpi in aria e di aver detenuto armi. Inoltre, ha aggiunto che i bossoli e le cartucce erano in suo possesso come “ricordo”.

Il gip ha, invece, ritenuto “genuine” le dichiarazioni rese ai carabinieri dall’indagato, anche perché corroborate da oggettivi riscontri. Il giudice ha dunque confermato la misura cautelare del carcere, ritenendo sussistenti i gravi indizi di colpevolezza,con le accuse di detenzione abusiva di arma da fuoco e ricettazione.



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