Posti di lavoro in cambio di soldi? Ascoltati vari testimoni nel processo “Re Artù”

La maxi inchiesta ha portato nel luglio del 2022, ad un terremoto giudiziario nel panorama politico e nella sanità pugliese.

Conferma di aver versato somme di denaro a Mario Romano, ex consigliere regionale, accusato di traffico di influenze illecite, per superare il concorso in Sanità Service. Non solo, poiché avrebbe chiesto favori in cambio di soldi, per le assunzioni del cognato e della sorella, ma aggiungendo che si trattava di un “prestito personale” e di avere poi ottenuto la restituzione del denaro.

In mattinata, presso l’aula bunker di Borgo San Nicola, dinanzi ai giudici della seconda sezione collegiale (presidente Bianca Todaro, a latere Luca Scuzzarella e Natascia Mazzone), è stato sentito un testimone della pubblica accusa che ha riferito di una serie di episodi avvenuti tra Soleto, Galatina e Carpignano, tra novembre del 2019  e febbraio del 2020.

L’uomo ha riferito al pm Alessandro Prontera di avere ottenuto, grazie ad un intermediario, la raccomandazione da Romano, il quale gli disse che “si poteva fare qualcosa per il concorso” e di “avere gli agganci giusti”. Nello specifico, egli avrebbe versato all’allora consigliere regionale, la somma di 1.500 euro come anticipo e in base all’accordo avrebbe dovuto versare il resto dopo il superamento del concorso. E ha sostenuto che anche il cognato avrebbe beneficiato di un accordo con Romano in un altro incontro avvenuto in ospedale a cui parteciparono tutti e tre, sempre per ottenere il superamento del concorso in Sanità Service. E il testimone ha aggiunto che lui ed il cognato versarono 1.000 euro (500 a testa) a Romano. E ancora, ha riferito che avrebbe versato altri soldi 2.000 per ottenere l’assunzione di sua sorella come Oss.

Ed ha aggiunto di non aver poi superato il concorso per mancanza di requisiti  e di avere versato quei soldi come “prestito personale”. E di avere poi ottenuto la restituzione dei soldi.

Successivamente è stato sentito un altro testimone, su una serie di episodi avvenuti tra febbraio del 2020 e luglio del 2021,  il quale ha riferito di avere incontrato Romano nei pressi di un bar a Matino per l’assunzione del figlio all’Arpal. E lui avrebbe dato il suo assenso, chiedendo in cambio la somma di 8.000 euro.

E poi è stato ascoltato, in merito ad episodi avvenuti fino a ottobre del 2020, un altro testimone che ha riferito di avere ottenuto un aiuto da Mario Romano, grazie all’intermediazione di una terza persona, per ottenere sempre l’assunzione del figlio, dietro il pagamento di 7.500 euro che riuscì a recuperare anche grazie ad un prestito dalle poste. Ed ha aggiunto di avere poi preteso la restituzione dei soldi, poiché il piano non andò in porto, cosa che poi avvenne grazie all’intermediazione dell’amico.

Il processo nato dall’inchiesta “Re Artù” ha portato nel luglio del 2022, ad un terremoto giudiziario nel panorama politico e nella sanità pugliese. Tra i 14 imputati compare l’ex senatore ed ex assessore regionale, Salvatore Ruggeri.

Gli imputati

Sul banco degli imputati compaiono, oltre a Salvatore Ruggeri, 74 anni di Muro Leccese, anche Mario Romano, 73 anni, ex consigliere regionale e il figlio, Massimiliano Romano, 53 anni, ex consigliere provinciale (entrambi di Matino); Antonio Renna, 69 anni, ex sindaco di Alliste; Rodolfo Rollo, 63 anni, di Cavallino, ex direttore generale della Asl Lecce; Suor Margherita Bramato, 73enne di Tricase, direttrice dell’ospedale “Cardinal Panico”; i medici Vito Elio Quarta, 78 anni, di Carmiano e Luigi Marzano, 76enne di Leverano; l’imprenditore Fabio Marra, 56 anni di Galatone; Antonio Greco, 50 anni, di Carpignano; Vito Caputo, 63enne di Nardò; Silvia Palumbo, 41enne di Racale; Michele Antonio Adamo, 70 anni di Nardò; Graziano Musio, 68 anni di Matino.

Gli imputati rispondono, a vario titolo ed in diversa misura, delle ipotesi di reato di corruzione, traffico di influenze illecite e falso ideologico. Tra le parti civili compaiono la Provincia di Lecce, la Regione Puglia, Asl Lecce e Sanità Service. Nel marzo dello scorso anno, il gup Sergio Tosi, al termine dell’udienza preliminare, ha rinviato a giudizio 14 imputati, tra cui Ruggeri, che è stato prosciolto dall’accusa di abuso d’ufficio e falso, riguardo il ripristino del Lido Atlantis di Otranto. Disposto il proscioglimento anche per Pierpaolo Cariddi, 56 anni, ex sindaco di Otranto; Mario Pendinelli, 57 anni, sindaco di Scorrano; Emanuele Maggiulli, 56 anni, di Muro Leccese, ex dirigente comunale. La Procura, per questa vicenda, ha poi presentato appello. Inoltre, per Pendinelli e Ruggeri è stato disposto il non luogo a procedere per l’accusa di corruzione elettorale, come richiesto dal pm.

Le indagini dei finanzieri di Otranto, coordinate dal pm Alessandro Prontera, sono confluite nel blitz del 7 luglio scorso, culminato in 11 misure cautelari. Secondo la Procura, un ruolo chiave lo avrebbe esercitato Salvatore Ruggeri. Si fa riferimento a promesse di posti di lavoro, in cambio di soldi, sesso e pesce di qualità. E riguardo a quest’ ultimo apsetto, oggi è stata depositata in udienza una relazione per stabilire il valore dei prodotti ittici.

Inoltre, secondo l’accusa, Ruggeri avrebbe fatto da intermediario per l’assunzione presso l’ospedale di Tricase del figlio dell’ex dg dell’Asl Rodolfo Rollo, grazie anche all’interessamento di Suor Margherita Bramato. Invece, Mario Romano avrebbe raccomandato alcune persone per i concorsi in Sanità Service e Arpal, dietro il pagamento di denaro.

Il collegio difensivo è composto, tra gli altri, dagli avvocati: Massimo Manfreda, Luigi Covella, Francesco Fasano, Luigi Corvaglia, Pierluigi Portaluri, Gabriella Mastrolia, Francesca Conte, Sabrina Conte, Dimitry Conte, Francesco Vergine, Stefano De Francesco, Carlo Viva, Mario Coppola, Maria Greco e Dario Paiano. I legali potranno dimostrare l’estraneità alle accuse dei propri assistiti nel corso del dibattimento

 



In questo articolo: